La Ahnenerbe Forschungs und Lehrgemeinschaft (Associazione per la ricerca e l’insegnamento dell’eredità degli antenati), fondata nel 1935 da Heinrich Himmler con l’obiettivo di valorizzare il passato del popolo germanico, è forse una delle istituzioni del Terzo Reich più note ma meno conosciute. I membri dell’Ahnenerbe operarono anche in Italia nel periodo fra il 1935 e il 1945, con velleità scientifiche ed esoteriche, ma anche – a sorpresa – di salvaguardia di opere d’arte. Attraverso documenti inediti o di difficile reperimento, questo saggio ricostruisce l’attività della SS Ahnenerbe nel nostro Paese, dove operò alla ricerca di prove del primato dell’antico mondo germanico e quindi del Terzo Reich nella realtà storica del tempo. Al di là dei miti di Atlantide e degli studi fantastici sulle origini delle civiltà preromane, fu possibile condurre importanti campagne di scavo e contribuire alla catalogazione e alla tutela di numerosi beni architettonici e archeologici della nostra Penisola, ad esempio con il Kunstschutz Abteilung, l’Ufficio per la Protezione dell’Arte, creato per proteggere i nostri monumenti dai bombardamenti e dalle devastazioni della guerra.
Brossura, 14 x 21 cm. pag. 320 + 16 pagine fuori testo con foto b/n
Il fascismo e i suoi risultati pratici – primo numero dei “Quaderni dei C.A.U.R.” [Comitati d’Azione per l’Università di Roma], pubblicato con il titolo Noi tedeschi e il fascismo di Mussolini – contiene le osservazioni, frutti di studio e di approfondimenti in loco, del dr. Joseph Goebbels riguardo alle teorie e ai conseguimenti del fascismo. Se questa è una traduzione ex novo rispetto a quella proposta dal direttore dell’Istituto di cultura fascista, Alberto Luchini, è invece del tutto inedita quella del secondo scritto qui contenuto – “Per la pace del mondo”. Entrambi i testi dono tratti da Signale der neuen Zeit – 25 ausgewählte Reden von Joseph Goebbels. Un’agile introduzione, una postfazione e un’appendice, con estratti dal libro del 1934 “Il problema austriaco e l’Italia” del prof. F. S. Giovannucci, forniranno al lettore degli spunti per gettare uno sguardo da una differente prospettiva – rispetto alle parole del ministro del Reich per la Propaganda – sui rapporti tra i fascisti di Mussolini e i tedeschi di Hitler.
Il lavoro di Arnd Bauerkämper costituisce un utile e interessante tentativo di fare il punto sul più recente dibattito internazionale sulla categoria di “fascismo”, intesa in senso sovranazionale e tipologico. L’autore si propone infatti di offrire un quadro articolato e problematico sia della più recente discussione storiografica, sia delle evidenze fattuali, che a suo avviso consentono di parlare di una categoria generale di “fascismo”, pur con alcune limitazioni spaziali e temporali: l’Europa fra le due guerre. Tuttavia, egli si sofferma anche su fenomeni extraeuropei, dal Giappone all’America Latina, in cui gli sembra di poter cogliere più le differenze che le analogie con i movimenti e i regimi emersi nel continente europeo nel periodo inter-bellico. Peccato che l’autore alla fine tenti di trovare delle analogie, a nostro avviso, assolutamente fuori luogo tra i movimenti sorti negli anni ’20 e ’30 con alcuni fenomeni di “intolleranza” dei nostri giorni. I soliti luoghi comuni.
“E Lilith abbandonò Lucifero. E Lucifero rimase vadovo, dando alla luce il suo Corpo Astrale, con il volto di Lilith. Fu suo figlio. Il Figlio del Vedovo”. Così il Figlio dell’Uomo è un androgino e un tempo il Cristianesimo era esoterico ed era Kristianesimo e l’Hitlerismo esoterico conobbe l’Esoterismo kristiano…
Il libro inaugura la trilogia di opere di Miguel Serrano dedicate al tema dell’Amor Magico, che non ha niente a che vedere con il comune amore dei mortali. Si tratta di una tecnica tantrica che consente la realizzazione dell’essere reale, integro, centrato, scomparso nella nostra attuale dimensione terrestre del Kali-Yuga, presente invece nell’Età dell’Oro e che va riconquistata. L’Amore di cui si tratta ha lo scopo di renderci immortali, come si può intuire dalla sua etimologia (a-mors, senza morte). E’ un fiore che non esiste più nella nostra dimensione terrestre, “ma è più reale e profumato di tutti i fiori del giardino della terra”.
Brossura, 15 x 21 cm. pag g. 77 con circa 20 illustrazioni b/n
Il libro che presentiamo, già edito nel 1938, illustra una delle più importanti ed innovative istituzioni del Nazionalsocialismo: il «Deutsche Arbeitsfront» (D.A.F.). L’Autore, Marco Maffei, ha raccolto, sulla base della conoscenza diretta del mondo tedesco e particolarmente della nuova Germania del Terzo Reich, gli elementi atti a far comprendere la natura, lo spirito e gli scopi del «Fronte Tedesco del Lavoro» (Deutsche Arbeitsfront), premessa e base della struttura sociale nazionalsocialista. Lo spirito dell’opera è soprattutto informativo ed espositivo: illustra principi ed istituzioni alla luce della dottrina e degli scopi pubblicamente dichiarati e in tale prospettiva cerca di farne intendere l’efficacia. Appunto per il suo carattere illustrativo crediamo che il libro adempia alla sua funzione specifica: chiarire con piena informazione che cosa era, quale scopo si prefiggeva, come era organizzato il “Fronte del Lavoro” nella Germania del Terzo Reich.
«…È impossibile comprendere il Nazionalsocialismo, se non lo si integra all’interno della concezione ciclica della storia come suggerisce la Tradizione; ovvero, se non si vede in esso non un sistema politico tra molti altri – non un effimero “ismo”, prodotto da effimere circostanze –, bensì l’ultimo (o, come vedremo, il primo e ultimo) sforzo, in questo Ciclo temporale, delle permanenti e più-che-umane Forze della Vita contro le accelerate correnti di degenerazione tipiche di qualsivoglia sviluppo avanzato nel Tempo, o, detto con una sola frase, se non si vede in esso lo sforzo “contro il Tempo” alla fine più estrema dell’ultima Età del nostro Ciclo attuale. Vista sotto questa luce, tutta la celebre lotta per liberare la Germania dalla schiavitù alla quale l’aveva ridotta il Trattato di Versailles – la lotta nazionalsocialista per “il pane e la libertà” (e per lo spazio); per il diritto del popolo tedesco a prosperare in una sana attività creativa – è l’ultima (o, piuttosto, la prima e l’ultima) fase dell’eterna Lotta per la Verità all’interno dell’attuale Ciclo temporale; la forma nella quale questa Lotta eterna era destinata ad avvenire nella nostra epoca, ovvero alla fine dell'”Età oscura”. Questa lotta, impari, fece del Segno del Sole – il Segno della Salute – il Simbolo sia della rigenerazione tedesca sia di quella ariana, e, della Germania, la Terra santa dell’Occidente – la roccaforte dell’Arianità rigenerata».
“Questa guerra è l’ultima passione degli europei, gli uni sugli altri, nuovamente ingannati da vecchi costumi, presi a cannoneggiarsi tra loro. Ma giunge la pace e non si tratterà più che di scatolame e di auto a buon mercato. Il popolo russo è esente da questi disegni sordidi e sta per scatenare la sua anima contro il mondo. Non si tratta di comfort ma di bellezza: questo popolo di contadini danzatori sta per spezzare ovunque il macchinario del Demonio.” A cura di Marco Settimini quella proposta in questo libro è la versione rivista e corretta dallo stesso autore nel 1941 assieme ad altri testi poetici. Per il suo interesse biografico e filosofico, in conclusione è tradotto un breve frammento della prima versione, comprendente due parti integralmente stralciate da Pierre Drieu La Rochelle in sede di revisione.
La questione ebraica assume in ogni regione, in ogni paese forme diverse. Se per esempio l’ebraismo nell’Europa orientale ed in alcuni Stati di quella sud-orientale è una questione di masse, nell’Eropa settentrionale ha tutt’altro carattere, poiché ivi si risente l’inluenza indiretta spirituale e politica di un piccolo gruppo di ebrei. Mentre il giudaismo esercitò in Francia una influenza decisiva sull’arte, la letteratura e la stampa ed anche sugli affari bancari e i crediti, in Inghilterra ebbe come carattere peculiare un vero dilagare nella politica, nell’economia e nel ceto della nobiltà. Negli Stati Uniti la questione ebraica non è soltanto un problema di masse nelle grandi città, come New York e Chicago, non è soltanto una questione economica di prim’ordine, ma è anche nello stesso tempo un fattore principale nella formazione dell'”abito mentale” della cultura americana.
I “revisionisti olocaustici di professione” spesso sono una razza speciale, perche al di fuori della loro vulgata tutto il resto viene definito “spazzatura” . Di sovente sfidano, non solo gli storici, ma un’intera infrastruttura dedicata a mantenere e promuovere la versione ufficiale. Presentano contro-prove; espongono incongruenze; presentano domande scomode.
Ma nessuno ha mai tentato di verificare le fonti del Kalendarium di D. Czech e non si conosce neppure una recensione critica che anche semplicemente accenni alle sue carenze e incoerenze. Eppure queste esistono, sono molteplici e costituiscono il risultato di una metodologia capziosa intenzionale…
Questo volume, nato dalla collaborazione di Goebbels con il vignettista Mjoelnir, fu pubblicato per la prima volta nel 1929 ed ebbe, nel Terzo Reich, una vita lunga e fortunata costellata da molte ristampe. Nel presentarlo al pubblico italiano abbiamo tentato, nei limiti del possibile, di riprodurre anche l’impostazione grafica ed i caratteri dei titoli delle varie sezioni… Malgrdao la non giovane età, il nostro nonagenario mantiene una freschezza ed una attualità incredibili. Quasi tutti gli articoli potrebbero riguardare, modificando solo i nomi, la storia presente. Inoltre, l’apporto di Mjoelnir è fondamentale e non di contorno. Egli è infati riuscito, con la sua matita aspra e pungente, a dare un volto a uomini, situazioni e ideali…
“Ogni grande movimento di questa terra” scrive Hitler nelle prime pagine del Mein Kampf “deve la propria crescita ai grandi oratori e non ai grandi scrittori.” Eppure, osserva: “Per l’esposizione armonica e coerente di una dottrina occorre che i suoi principi fondamentali siano fissati per sempre”. Nel 1924 Hitler ha bisogno di trovare ascolto presso i suoi sostenitori. Dal carcere di Landsberg, in cui è rinchiuso per alto tradimento dopo il putsch fallito, ridefinisce gli obiettivi del movimento, ne progetta l’evoluzione. Mette nero su bianco la sua visione del mondo. Questo saggio, basato su fonti archivistiche finora inaccessibili, dissipa la confusione sul manifesto di Hitler ripercorrendo la sua evoluzione dalla prima stesura alle controversie attuali, facendo luce sulla sua genesi ammantata di leggende e individuandone le fonti. Le informazioni autobiografiche, per esempio, non sono affidabili: il padre non era un oppositore della monarchia austroungarica, ma un funzionario doganale ripetutamente promosso per i suoi servigi e la sua lealtà. E poi, da dove derivò l’antisemitismo di Hitler? Come si sviluppò il dibattito dopo il 1945? Fu davvero un “bestseller mai letto”? O forse è vero il contrario, e milioni di tedeschi lessero la voce originale del Führer?
Cartonato con sovracopertina, 14 x 22 cm. pag. 356
Correva l’anno 1919 quando il giovane Adolf Hitler, come lui stesso indicherà sei anni dopo nel Mein Kampf, lesse con interesse l’opuscolo datogli da un operaio al termine di una riunione del Partito Tedesco dei Lavoratori che vedeva in Gottfried Feder il conferenziere. Quell’operaio – di cui egli non aveva “neppure compreso bene il nome” – era Anton Drexler. Feder e Drexler. Due uomini, che seppur trattati dall’ampia storiografia sulla genesi del nazionalsocialismo, sembrano fare soltanto da cornice ad Adolf Hitler. Eppure, due figure così fondamentali per chi voglia davvero conoscere le origini e i successivi sviluppi della Weltanschauung nazionalsocialista e sfuggire così dall’imperante analisi di stampo anglosassone.
Nei primi mesi del 1945, mentre la Seconda guerra mondiale stava volgendo al termine, Adolf Hitler, chiuso nel suo bunker berlinese, redasse il proprio “testamento politico”. In esso, il Führer tornò sugli eventi di quegli anni: che cosa gli aveva impedito di vincere la guerra? Dove aveva sbagliato, e perché? Le risposte sono in queste pagine, che costituiscono un contributo non solo alla comprensione della mentalità del dittatore tedesco, ma anche alle vicende del XX secolo. Nei suoi allucinanti monologhi Hitler ci appare come uno stratega politico che medita sugli errori di valutazione commessi, sui punti cruciali della guerra e sui passi che avrebbe dovuto fare al posto di quelli compiuti. Documento di valore storico assoluto, pubblicato negli anni Cinquanta e poi divenuto praticamente introvabile per decenni, in Italia edito solo nel ’61, questo testo getta nuova luce sulle motivazioni che guidarono Hitler nelle sue folli scelte e consente di osservare da una prospettiva unica i tragici avvenimenti che sconvolsero in maniera indelebile l’Europa e il mondo.
Il testo affronta in modo del tutto anticonformista uno degli ultimi tabù dei nostri tempi: il Nazionalsocialismo, uscito sconfitto e demonizzato dalla Seconda Guerra Mondiale. Infatti osa affermare che da esso è “possibile estrarre qualche messaggio positivo”, non tanto sul piano “politico e sociale”, quanto “metastorico e ideale”. Il tentativo di creare una forma nuova, riferendosi al passato ma riproponendolo in adattamento all’epoca moderna industriale. Rimbotti conclude la sua analisi dicendo che è possibile dar vita a un movimento globale di alternativa soltanto se si ha dalla propria parte la tradizione, e “Tradizione” vuol dire naturalmente “Valori Spirituali Eterni”, vuol dire “mito”.
In questo libro che ha il passo del romanzo ma dove nulla è inventato, l’autore racconta le storie parallele dell’epoca catara e dell’enigmatica vita di Rahn, prima cantore di quelle antiche vittime e poi alfiere del Nazionalsocialismo esoterico, tanto da arrivare a far parte della più ristretta cerchia di Heinrich Himmler. Egli vide nel Graal il cuore di una nuova “religione germanica”, e sopratutto lasciò intendere che credeva nella sua esistenza non come mito ma come oggetto reale, e che era sul punto di trovarlo. Quando morì sulle Alpi austriache nel marzo 1939 , molti non vollero credere alla sua scomparsa e alimentarono storie alternative di una biografia mitica, intensa di leggende e misteri.
All’origine del “mito del Vril” c’è il romanzo di ispirazione esoterica dello scrittore inglese Edward Bulwer-Lytton “La Razza Ventura” del 1871 nel quale si narra di una civiltà sotterranea, quella dei Vrilya, che con la forza del Vril produce energia e luce, fa lievitare le pietre, guarisce malattie ecc. Questa teoria influenzò teosofi come Blavatsky e steiner e negli anni ’30 ebbe origine una misteriosa “Società di Vril” che, nel periodo intercorso tra la fine della Prima Guerra Mondiale e la conclusione della Seconda Guerra Mondiale avrebbe disposto di un’enorme potenza grazie appunto al controllo effettivo o presunto di quella forma di energia. A questo gruppo di persone viene attribuito lo sviluppo dei dischii volanti tedeschi.
Brossura, 15 x 21 cm. pag. 266 con 18 illustrazioni e foto b/n
«Oggi, per iniziativa delle Edizioni Thule Italia, per la prima volta viene riproposto al lettore italiano il classico, “impubblicabile” libro di Rosenberg, finalmente nella sua completezza e in volume unico. Dalla nuova edizione si ricava la conferma che l’insieme di questa cultura mitica fondata sui simboli mobilitanti dell’identità, sebbene sottoposto a fazioso trattamento diffamatorio in sede di divulgazione di massa, proprio nella nostra epoca conserva una sua leggibilità sul terreno dei saperi alternativi e su quello dell’interpretazione rivoluzionaria della tradizione europea. Su questa scorta, l’epocale libro di Rosenberg acquisisce un’ulteriore dimensione di testo-contro-il-proprio-tempo, proponendosi come punto di riferimento per l’uomo europeo, nel momento tragico in cui viene di nuovo chiamato a quella che appare essere l’ultima lotta, quella da ingaggiare sulla soglia, dove si decidono il destino e la salvezza dei caratteri vitali e dei simboli ideali della nostra civiltà».
Dalla quarta di copertina del curatore della collana Maurizio Rossi: ….«Non poteva mancare in questa collana il capolavoro politico-ideologico di Alfred Rosenberg, il più autorevole esponente della filosofia nazionalsocialista, che rese nota la sua interpretazione della Storia intesa come sviluppo di lotte razziali in maniera sistematica e completa con la sua opera più importante, “Il Mito del XX secolo. Una valutazione delle battaglie spirituali del nostro tempo”. Un classico del pensiero politico europeo, finalmente a disposizione dei lettori con questa edizione, completa e integrale, che va a integrare la prima parte già pubblicata dall’Associazione Culturale Thule Italia. L’opera apparve per la prima volta nel 1930 incontrando subito un’enorme popolarità e numerose ristampe, giungendo nel 1945 a una tiratura complessiva di ben oltre un milione di copie. Un successo che non mancherà di suscitare accese polemiche e oscurantiste contrapposizioni, come nel caso della Chiesa cattolica che condannò l’opera inserendola nell’indice dei libri proibiti. La lettura de “Il Mito del XX secolo” è quindi indispensabile per comprendere appieno il significato della Weltanschauung del Nazionalsocialismo. Alfred Rosenberg non sarà soltanto un brillante intellettuale e un rigoroso dottrinario, ma anche un instancabile animatore degli apparati politici e culturali del Terzo Reich. Nel 1930, verrà incaricato di rappresentare il NSDAP presso l’ufficio degli affari esteri del Reichstag; successivamente, nel 1933, sarà posto alla guida del dipartimento di politica estera del NSDAP, per poi ricevere, nel 1934, da Adolf Hitler, la prestigiosa nomina di “Incaricato del Führer per il controllo di tutta la formazione ed educazione spirituale e ideologica del NSDAP”, e in questa veste darà vita al Nationalsozialistische Monatshefte, la principale rivista ideologica del Partito. Attraverso la riscoperta del mito del sangue, il mito del XX secolo, si manifestava l’interesse principale di Alfred
Partendo dalla leggende sull’antica Età dell’Oro – alcuni ritengono sia scomparsa per lo spostamento dell’asse terrestre -, il libro è un accattivante viaggio attraverso la cosmologia e l’occultismo, le teorie più note o più singolari sul segreto dei Poli, le tradizioni popolari di un mitico regno segreto che riemerge ciclicamente nei secoli. Anche attraverso lo studio di racconti che si riferiscono ad un’antica razza vissuta nelle regioni artiche – la Razza Ariana – l’autore analizza inoltre la moderna ideologia nazista, la sua ispirazione “polare” e i possilbili legami con altri misteri, inclusi gli UFO, la Terra Cava e il regno segreto di Agartha. La trattazione è poliedrica, dotta e competente e fa largo riferimento alle fonti originali.
Brossura, 15 x 21 cm. pag. 290 con 27 illustrazioni b/n
Tra gli infiniti studi di carattere vario dedicati a Hitler (storici, psicologici, biografici, persino esoterici) “Il Napoleone del terzo Reich” si segnala per una caratteristica unica: non tratta la complessa personalità del capo del Terzo Reich col metro tipico degli storici anglosassoni, ovvero imputando a una follia insanabile ogni atto e ogni decisione di Hitler. Al contrario, Cartier (che si fonda sulle dichiarazioni “private” raccolte al processo di Norimberga) delinea l’immagine di Adolf Hitler per quella che realmente fu: ossia quella di un lucido, spietato e assolutamente autonomo tecnocrate della guerra, di un capo militare che, nella prima parte del conflitto, ebbe idee tanto geniali da conquistare l’Europa occidentale in pochi mesi, impresa mai riuscita a nessuno, e al quale l’intera casta militare degli junker prussiani obbedì ciecamente dal primo all’ultimo giorno di guerra. Uno studio controcorrente ancora oggi, poco diffuso nel nostro paese. Cartier era un democratico conservatore che visse l’occupazione tedesca della Francia in prima persona, conobbe personalità di rilievo del Terzo Reich e affrontò la complessa storia di Hitler e del Nazionalsocialismo germanico con gli strumenti dello studioso indipendente, evidenziando un lato della storia della conquista del potere da parte tedesca: uno studio che ancora oggi fa scuola.
Esauriente studio sulle origini, la struttura e la Weltanschauung de Nazionalsocialismo. Una seria documentazione che imprime una svolta decisiva negli studi finora conosciuti dedicati all’analisi del movimento nazionalsocialista e soprattutto quelli relativi all’organizzazione e alla forma statuale che il Nazionalsocialismo assunse all’indomani della conquista del potere. Il saggio, inserito a pieno titolo nella Nazionalsozialistische Bibliographie, illustra i contenuti della trasformazione rivoluzionaria impressa dal Nazionalsocialismo alla società tedesca, proprio partendo dalla fondazione del movimento, soffermandosi poi sulla personalità politica del Fuhrer, per giungere ad una cuta e puntuale analisi del patrimonio ideologico nazionalsocialista ed infine ad una precisa descrizione delle articolazioni politiche e culturali dello Stato nazionalsocialista.
Il volume analizza l’intero edificio dell’ideologia del Terzo Reich: i presupposti storici, la dinamica strutturale, il modo in cui essa è penetrata nella vita quotidiana, nel diritto e nella filosofia, nella scienza e nell’arte, nella religione e nella scuola, nella concezione di un impero ariano e nella conduzione della guerra, nonché negli obiettivi di geopolitica. Infine, con un occhio alle sue sopravvivenze, si tenta un bilancio storico-politico di questo formidabile esempio di populismo. Scorrevole come un reportage ma rigoroso e documentato, il volume è arricchito da un glossario, da una cronologia ragionata e da un’ampia bibliografia.
Nella vasta letteratura sul nazionalsocialismo già esistente, questo volumetto, curato da uno dei migliori conoscitori della moderna storia tedesca, occupa un posto a sé, sia per l’impostazione generale sia per la scelta del materiale raccolto. Di fronte a una congerie di pubblicazioni dal carattere polemico o memorialistico, Hofer ha voluto offrire al pubblico un testo con precisi intenti di documentazione sulle origini, l’ideologia e la politica del nazionalsocialismo, soddisfacendo così un’esigenza sia storiografica sia politica. Il materiale è scelto tra le fonti più diverse: dalle memorie dei gerarchi alle prime opere storiche, dalla stampa alla documentazione ufficiale, senza tralasciare l’inesauribile miniera documentale degli atti del processo di Norimberga.
Brossura, 15 x 21 cm. pag. 315 con un ampia raccolta di documenti d’archivio
Robert Ley, laureato in chimica, pilota di caccia nella Prima Guerra Mondiale, Leiter der Deutschen Arbaitsfront, si suicidò a Norimberga nel 1945, prima dell’inizio del processo. Questa pubblicazione raccoglie due suoi discorsi – uno tenuto il 3 novembre 1936 e uno tenuto il 31 marzo 1939 – e la traduzione di un opuscolo antiamericano, stampato dalla casa editrice del DAF nel 1942. Il testo è accompagnato da più di 100 esaustive note e da diverse fotografie originali.
Brossura, 14 x 21 cm. pag. 106 con 20 illustrazioni b/n
«Non abbiamo un passato», diceva Hitler, rammaricandosi che gli archeologi SS si ostinassero in ricerche nei boschi della Germania, per poi trovarvi soltanto delle brocche orrende. Il passato della razza, quello che doveva riempire d’orgoglio i tedeschi, era da rintracciare in Grecia e a Roma. Cosa c’è di meglio di Sparta per costruire una società e un uomo nuovo? Quale miglior esempio di Roma per costruire un Impero? E quale più efficace avvertimento delle guerre che opposero la razza nordica agli assalti della Persia e di Cartagine? L’Antichità greca e romana insegnava come perpetuarsi attraverso una memoria monumentale ed eroica, quella del mito. Il Reich succedette ad Atene e Roma in questa lotta millenaria, nella quale dovette fronteggiare gli stessi nemici e pericoli. Dai canoni dell’ideologia nazista, a partire dal Mein Kampf, agli edifici di Norimberga, passando attraverso i manuali scolastici, il cinema e le arti plastiche, l’Antichità greca e romana venne riletta e riscritta per fornire al lettore, alunno, studente, spettatore e suddito del nuovo Impero, un paradigma ideologico saldamente impiantato sulle due grandi civiltà del mondo classico. Johann Chapoutot esplora il cuore del progetto nazionalsocialista: annettersi non solo gli spazi fisici del mondo, ma impadronirsi, per forgiare l’uomo nuovo, anche del passato, assegnandogli una funzione di esaltazione, modello e profetico avvertimento.
Rilegato, 14,5 x 22 cm. pag. con 12 tra foto e illustrazioni b/n
Indirizzato a “criptostorici” e ad appassionati dell’occulto, questo libro, che pretende di essere un saggio e di rivelare finalmente delle verità nascoste su Hitler e la sua iniziazione a mago nero, facendo leva sulla credulità e la buona fede dei lettori, è, come molti altri, un condensato di luoghi comuni, di notizie atte a confermare le proprie tesi, uniti a un certo numero di informazioni “filosofiche” banali.
Questo scritto, “breviario di vita” di un tempo perduto e di un sentire eterno, presentato nel 1941, è nato dal bisogno di una chiara formulazione dei capisaldi dottrinali del Nazionalsocialismo, rappresenta il personale punto di vista del ventottenne Griesmayr, e si proponeva unicamente di essere di stimolo e di aiuto per tutti coloro che combattevano quella rivoluzione spirituale-ideologica. Per amor di chiarezza il testo è strutturato sulla formula della domanda-risposta, insegnamento ideato da Martin Lutero e ottima forma di istruzione popolare. I concetti sono formulati in modo talmente semplice e diretto da sembrare popo articolati, ma è questa la natura di ogni breviario.
Di solito, i grandi uomini che ammiriamo da lontano perdono la propria magia quando li conosciamo bene. Con Hitler è vero il contrario. Più lo si conosce, più lo si ammira e più si è pronti a darsi interamente alla sua causa. Lasciamo che siano altri a dar fiato alle trombe. I suoi amici, i suoi camerati gli si radunano intorno per stringergli la mano e ringraziarlo per tutto ciò che rappresenta per noi e per quanto ci ha dato. Voglio dichiararlo ancora una volta: noi amiamo quest’uomo e sappiamo che si è guadagnato tutto il nostro amore e il nostro sostegno. Mai c’è stato un uomo tanto ingiustamente oggetto dell’odio e delle calunnie dei suoi detrattori degli altri partiti. Rammentate cosa hanno detto di lui! Un miscuglio di accuse contraddittorie! L’hanno accusato di ogni peccato per negare tutte le sue virtù. Quando, ciononostante, egli è riuscito alfine a prevalere su quella marea di menzogne, trionfando sui propri nemici e levando la bandiera nazionalsocialista sulla Germania, il fato ha mostrato il proprio favore verso di lui al mondo intero, elevandolo dalla massa e ponendolo nel posto che meritava per il suo geniale talento e l’umanità integra e pura…
Joseph Goebbels
Brossura, 14 x 21 cm. pag. 142 con circa 26 illustrazioni b/n
Se si dovesse indicare ciò che rende particolarmente istruttiva la lettura di Die Macht des Blutes im Werden der Völker di Karl Ludwig Lechler, non occorrerebbe dilungarsi oltre misura; basterebbe soffermarsi esclusivamente sui seguenti tre aspetti. L’autore. Laureato in medicina, igienista razziale, ma soprattutto Gauamtsleiter del Rassenpolitische Amt dello NSDAP nel Württemberg-Hohenzollern. Il contesto. La realtà da sempre prevalentemente contadina del suddetto Gau, a quei tempi definito il “granaio del Land”, il che spiega i frequenti rimandi nel testo a Richard Walther Darré e le molte citazioni dai suoi principali scritti. Il fine. Questo libro è un interessante esempio di che cosa si intendesse nel Terzo Reich per lettura della storia da un punto di vista razziale. L’autore ci offre una panoramica che spazia attraverso i millenni, dall’uomo preistorico alle prime migrazioni di popoli, dai Goti ai cavalieri medioevali, per culminare infine in quel “laboratorio” che, secondo Lechler, spiega in miglior modo e chiarisce l’effetto delle diverse anime razziali su un popolo: la Spagna.
“…Ebbene, chi per primo si gettò su di lui come su di una vittima, chi sfruttò maggiormente i suoi vizi, chi lo avvolse nell’eterna rete dorata della sua industria, chi subito, dove solo potè e fece in tempo, occupò il posto dei latifondisti spodestati – con la differenza che i latifondisti, pur sfruttandoli fortemente, non cercano di rovinare i propri contadini, sia pure a proprio favore, per non esaurire la forza lavoratrice, mentre l’ebreo di questo esaurimento non importava nulla, bastandogli di prendersi il proprio e andarsene?”
Per un attimo, complici una informazione e una scuola, più in linea con il pensiero dei vincitori, ci si era illusi che l’ordinamento democratico-resistenziale, pur con il suo armamentario di demoni, stereotipi e falsi buonismi, avrebbe evitato la barbarie dei tribunali addomesticati, tanto cari a Stalin e ai suoi cortigiani e anche agli anglo-americani…. Purtroppo questa speranza si tramutò in una perduta illusione…
L’11 aprile 1961 il teatro di Beit Ha’am, a Gerusalemme, era gremito. Piú di settecento persone riempivano la sala per il processo intentato ad Adolf Eichmann, accusato di essere il principale ufficiale operativo della “soluzione finale”. I giornali di tutto il mondo riportavano notizie sull’evento. Le reti televisive americane mandavano in onda trasmissioni speciali. Non si trattava del primo processo per crimini di guerra. Eppure c’erano piú giornalisti a Gerusalemme di quanti ne fossero andati a Norimberga. Per quale motivo questo processo era diverso da quello condotto dai tribunali di Norimberga, dove erano state processate figure molto piú in vista della gerarchia nazionalsocialista?
“Il Nazionalsocialismo seppe imporsi nello scenario politico tedesco per l’originalità e la modernità espressa dal suo programma politico e per il dichiarato rifiuto dei contenuti propri della società borghese e capitalistica, della cultura liberale e del pensiero marxista. Nel Programma del NSDAP, scritto da Gottfried Feder, si trova compiutamente riassunta la felice sintesi organica del nazionalismo e del socialismo che costituisce l’architrave dottrinario del movimento, e soprattutto vi sono dettagliatamente illustrate le proposte operative necessarie per dare risposte immediate, credibili e praticabili alla drammatica situazione in cui versava la Germania precipitata in una disperata crisi sociale, economica, politica e spirituale. Il Nazionalsocialismo poneva quindi come primo obiettivo l’edificazione di una forte Comunità Organica di Popolo, la Volksgemeinschaft, che attraverso l’educazione del popolo fondata sullo spirito e la disciplina del “socialismo tedesco” e sul riconoscimento della sua sostanza etnica avrebbe annullato, in un clima di reciprocità e di cameratismo vissuto, il disagio sociale, politico e culturale, restituendogli unità, progetto, identità e destino”.
Brossura, 15 x 21 cm. pag. 110 con 3 illustrazioni b/n
In difetto di un’ordine sritto dal Fuhrer, sempre invocato e citato e mai esistito, che potesse comprovare la volontà di sterminio dei vertici del terzo Reich nei confronti degli ebrei, gli storici più o meno di mestiere e i giornalisti si sono aggrappati all’unico documento in loro possesso:il verbale del Wansee. La riprova della pochezza probatoria del documento ci è fornito dal destino giudiziario dei partecipanti alla conferenza. Non uno di costoro è stato processato a guerra finita per aver presenziato alla riunione del 20 gennauio 1942.
Nei discorsi qui raccolti, Hitler chiamava a sé gli arditi del pensiero e del pennello, della parola e della visione, della previsione e del ricordo – perché l’effusione estetica ritornasse improntata a ingenuità e schiettezza. Perché l’arte fosse nuovamente l’occasione in cui l’animo ben intonato esprima meraviglia e venerazione di fronte al miracolo extramorale e vero della bellezza: si manifestasse in un vaso di fiori alla finestra davanti a un cielo viennese, nell’idillica cura minuta dell’artigiano, nel demone di bragia del guerriero, nella felice grazia degli amanti, nella fertile generosità di una madre che allatta, nell’increspatura di un lago in cui sia appena disceso il candido ventre del cigno. L’arte poteva così incidere in opere immortali, e comunicare, anche al contemplatore distratto, l’identità di bellezza e potenza, e quanto la politica dovesse custodire quella per crescere in questa.
Brossura 14,5 x 21,5 cm. pag. 78 + 32 di illustrazioni b/n e colori
Il volume include i due testi di Niekisch dedicati all’analisi del Terzo Reich, ponendoli affiancati, in una prospettiva cronologica. Il primo, Hitler. Una fatalità tedesca, risale al 1932 e costituisce uno studio del movimento hitleriano nell’imminenza della sua ascesa al potere. Questo testo, finora inedito in Italia e accompagnato dalle illustrazioni originali del pittore Andreas Paul Weber, compagno dell’autore, rappresenta un prologo ideale al ben più consistente Il regno dei demoni, riproposto al pubblico italiano dopo quasi sessant’anni, nella traduzione d’autore di Francesco Saba Sardi.
Il ministro della Propaganda del Reich non accetta neanche l’idea di un artista impegolato in languide beghe sentimentali, o che si impappini per compiacere le ‘logiche’ del mercato. Il suo Führer vuole che il Tedesco, ritornato popolo dopo essere stato a lungo cascame del caso, si rinsaldi e conforti in un’arte magnifica, superba senza snobismo, pungolo per l’azione. Vuole, insomma, un’arte che renda l’uomo stesso opera d’arte – e opera d’arte il corrispondersi degli uomini, la comunità politica, e arte il paesaggio di questo vivere superiore. Un’arte che insegni al popolo a sentire e volere da artisti, che gli insegni la fierezza con cui ci si libra al di sopra delle crisi, con cui si lotta per custodire e imporre le proprie certezze, perché la volontà resti salda. Solo così le ali dell’assoluto, dell’intemporale, possono liberare l’uomo da tutto il patetismo che lo insegue dal basso e sembra essere l’unico pensiero e trastullo degli artisti finti della modernità, bravi ragazzi inaciditi di cui la storia fa volentieri a meno. Il volume è arricchito dal ritratto di Goebbels firmato da Roberto Andreoli.
Dettato a Max Amann nell’estate del 1928, questo documento è il secondo libro di Hitler, o meglio, volendo contare separatamente i due volumi del Mein Kampf, è il terzo. Pur rappresentando un’elaborazione delle idee sulla politica estera tedesca come furono espresse nel secondo volume del Mein kampf, non si tratta di una mera ripetizione degli scritti anteriori ma, come telford Taylor giustamente afferma, “è nei particolari, nelle spiegazioni e nelle sfumature che sta il suo principale valore storico”. Dalla controversa questione del Sud Tirolo all’amicizia con lo Stato Italiano “sotto la guida del brillante statista Benito Mussolini”, dalla condanna dei capi della Germania imperiale dopo Bismarck, alle osservazioni sull’esercito tedesco, dalle considerazioni sull’Unione Americana quale potenza economica, alla teoria di una Russia “niente affatto stato anticapitalista”. Questi sono alcuni degli argomenti trattati attraverso i quali si potrà seguire lo svolgimento logico del pensiero politico di Hitler. Un pensiero che da lì a qualche anno sarebbe divenuto azione.
Il 23 luglio 2015 Gianantonio Valli si è tolto la vita, ma il suo spirito arguto, la sua umanità, il suo intelletto, la sua sete di verità, il suo enorme sapere – conquistato in anni di duro studio – e la sua fede politica sono ancora, grazie alle sue opere, fra noi e con noi; ovvero, con parole che gli erano care: Marschier’n im Geist/ Im unser’n Reihen mit.
“In verità, è opera del Messia sottomettere il mondo intero alle sette leggi. Non è una questione di procedura giuridica, è una questione di azione, puramente e semplicemente. È per questa ragione che Maimonide dice che se vedete per la strada una persona che non segue le sette leggi, se ne avete la possibilità dovete ucciderla”…. L’odio rabbinico-talmudico contro il non-ebreo negli scritti di Moshe Maimoide.
Il significato della Massoneria è un argomento lasciato di solito interamente inespresso e che, di conseguenza, rimane in gran parte irrealizzato dai suoi membri, tranne che da alcuni che ne fanno il loro studio privato. Queste pagine sono state scritte come contributo per riparare a questa mancanza di spiegazioni.
Dalla preistoria fino a oggi la storia del più antico simbolo del sole ricorrente nelle civiltà di ogni epoca e in quasi ogni area del mondo, la svastica, studiata in tutte le sue forme, variazioni e deformazioni simboliche che sono state storicamente accertate fino alla sua adozione nel Terzo Reich.
Nel 1931 Joseph Goebbels aveva dichiarato che il compito del socialismo era quello di sproletarizzare il popolo tedesco, mentre il nazionalismo avrebbe sproletarizzato la nazione tedesca. Nel 1935 autorevoli esponenti nazionalsocialisti confermavano, con i loro scritti, le parole del ministro della propaganda spiegando, con dovizia di particolari, i contenuti, i programmi e i vasti campi di azione del Socialismo del Terzo Reich. Questi scritti compongono “Il Socialismo Tedesco al Lavoro”, un’opera indispensabile per lo studio del Deutscher Sozialismus e della natura razziale e socialista della Volksgemeinschaft e per comprendere appieno la concezione politica del Nazionalsocialismo e la sua ferma decisione di trasformare la totalità della nazione nel compimento della più significativa rivoluzione popolare del XX secolo.
L’Organizzazione Ahnenerbe, l’ente di ricerca storico-archeologica sorto per volontà di Heinrich Himmler nel luglio del 1935, ha mantenuto stretti rapporti culturali anche con l’Impero del Sol Levante in collaborazione con la Società Tedesco-Giapponese. In quegli anni però non intraprese ricerche archeologiche ma, allo scoppio del conflitto con gli Stati Uniti, rimasero isolati in Giappone solo alcuni collaboratori esterni, specializzati in discipline scientifiche. Per volere di Himmler, l’Ahnenerbe e le SS si concentrarono nello sforzo di far accettare i giapponesi ai tedeschi come degli alleati risoluti, affidabili e soprattutto coraggiosi, con una serie di pubblicazioni divulgative. Attraverso un’analisi della mitologia del Giappone, per la prima volta nel nostro Paese, vengono descritti e analizzati i misteriosi Documenti Takeuchi, rimasti segreti per migliaia di anni «per ordine divino». Questo nuovo saggio di Marco Zagni chiude la trilogia sull’Ahnenerbe che aveva come scopo principale quello di svolgere ricerche sulla storia antropologica e culturale della razza ariana.
Brossura, 14 x 21 cm. pag. 252 + 18 pagine fuori testo con foto b/n
Henry de Montherlant Prezzo di listino: 16.00 (sconto 35%)
Il 14 giugno 1940, le truppe tedesche entrano a Parigi e sfilano vittoriose sugli Champs Elysées. Pochi giorni dopo, in occasione del solstizio d’estate, il vessillo con la croce uncinata sventola su Notre-Dame. Come per incanto, la festività pagana torna ad assumere un potente significato ancestrale. Agli occhi di Henry de Montherlant, atterrito dalla sconfitta francese e abbagliato dalla potenza germanica, il trionfo “astronomico” del sole rappresenta la rivincita della “ruota solare” sulla Croce. La spiritualità indoeuropea – improvvisamente – sembra prevalere sulla cristianità, per mano di un popolo “al quale spetta ora il compito di distruggere la morale borghese ed ecclesiastica dalle rive dell’Atlantico fino ai più lontani confini della Russia”. Nella luce sfolgorante del solstizio di giugno, anche il tragico destino di una patria umiliata pare confondersi in una misteriosa corrispondenza di segni cosmici ed eventi umani. È questo lo sfondo di un classico che è stato definito – a ragione – “il più discusso libro della letteratura della Collaborazione”.
La parabola esoterica e politica di Rudolf von Sebottendorff risulta particolarmente interessante se la si legge in chiave ermetica. Von Sebottendorff, infatti, può essere considerato un Magus, ovvero il Filosofo-Sapiente di concezione bruniana, capace di sostenere in maniera determinante ed efficace il ripristino di una armonia universale che, senza il suo ausilio, non si sarebbe mai potuta realizzare. Colui il quale “agendo magicamente” attraverso gesti, segni e parole, entra in relazione con ogni elemento trovandovi “corrispondenze” e “sincronicità”. Proprio ai Rosacroce von Sebottendorff fa risalire questa Prisca Theologia, cioè la “Teologia Antica”, termine con il quale Marsilio Ficino si riferiva all’idea che fosse sempre esistita una stirpe di sapienti che propugnavano una saggezza universale e atemporale di origine divina. Questo perché come insegnava Cornelio Agrippa, la Magia è anzitutto filosofia che si fa azione sino a produrre effetti atti alla trasformazione “interiore” e successivamente “esteriore”. In quest’ottica vanno anche inseriti gli insegnamenti contenuti nella “Scienza delle Chiavi” appresa da von Sebottendorff dai Beni el Min, ovvero dai “figli delle chiavi”. Una confraternita sufica nella quale si praticava un sistema operativo di trasmutazione interiore incentrato sull’apprendimento di gesti e “segni”.
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