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L’agguato di Matapan – Errori omisssioni e menzogne di una famosa battaglia navale
€30.00Questa pubblicazione, la terza realizzata da Francesco Mattesini sull’episodio di Matapan, e che comporta numerosi aggiornamenti, vuole doverosamente ricordare il sacrificio di 2.308 marinai di tutti i gradi della Regia Marina, che persero la vita nel corso di quella battaglia. Essa fu combattuta in due fasi, con un duello balistico d’artiglieria a grande distanza, nel corso della giornata del 28 marzo 1941 a sud dell’Isola di Gaudo (Creta), e poi proseguita nel corso della notte dell’estremità occidentale del Peloponneso (Grecia), con un attacco ravvicinato della Flotta britannica del Mediterraneo. Questa, arrivò a contatto con le navi italiane grazie alle segnalazioni della sua organizzazione crittografica Ultra, che segnalo il giorno esatto in cui la Flotta italiana si sarebbe mossa per una operazione che riguardava il Mediterraneo orientale. Ma soprattutto fu determinante l’efficacia degli attacchi degli aerosiluranti “Albacore” della portaerei Formidable. Essi colpirono dapprima la corazzata Vittorio Veneto, riducendone la velocita, e poi, in un attacco notturno, immobilizzando l’incrociatore Pola, permisero al nemico di aggredire gli incrociatori della 1a Divisione Navale, che accorrevano in suo aiuto, e che in quelle ore non si aspettavano quella sorpresa. Furono affondati gli incrociatori Zara e Fiume e i cacciatorpediniere Alfieri e Gioberti, per poi dare il colpo di grazia al Pola. Questo episodio è particolarmente importante nella strategia navale italiana, poiché da quel momento Supermarina, l’organo operativo dello Stato Maggiore della Regia Marina, ottenne da Benito Mussolini l’autorizzazione a non far più operare le sue navi al di fuori della protezione degli aerei da caccia adibiti alla scorta, e quindi entro un raggio d’azione di 100 miglia dalle base terrestri, in seguito ridotto a 85 miglia. Con questo prudente comportamento la Flotta britannica ebbe la possibilità di scorrazzare in lungo e in largo per il Mediterraneo, e quando le navi italiane furono impegnate con un nemico che appariva inferiore di forze navali e potenziale d’artiglierie i risultati, purtroppo, furono quasi sempre insufficienti.
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Navi Militari delle Marine Alleate Affondate nel Mediterraneo nella Seconda Guerra Mondiale (Giugno 1940 – Maggio 1945) parte prima
€36.00Francesco Mattesini
Con inizio con il numero trimestrale di gennaio-marzo del 2001 il Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare iniziò la pubblicazione, a puntate regolari, di un’importante ed utile lavoro statistico di Francesco Mattesini, concernente le perdite di unità navali, da guerra e mercantili, della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e delle altre nazioni Alleate. L’elenco, e la descrizione più o meno sintetica di queste perdite, verificatesi nel Mediterraneo nel corso della Seconda guerra mondiale, per azione bellica delle forze aeronavali italiane e tedesche, per sinistro marittimo, o per altri vari motivi, comprende statistiche e notizie essenziali sulla causa degli affondamenti che l’Autore, ben conosciuto negli ambienti storici, ha raccolto nel corso di moltissimi anni, con minuziose ricerche, da certosino, che lo hanno impegnato con passione e competenza.
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Punta Stilo 9 luglio 1940 – 80° anniversario della prima battaglia aeronavale della storia
€30.00La battaglia di Punta Stilo del 9 luglio 1940, tra la Flotta italiana e la Flotta britannica del Mediterraneo, rappresentò non solo il primo scontro navale tra le due Marine, che non si erano mai affrontate, ma anche la prima battaglia aeronavale della Storia. Mai, prima di allora si era arrivati al combattimento, con due flotte che comprendevano navi da battaglia, con un intervento massiccio dell’Aviazione come quello che avvenne a Punta Stilo. Tutto ebbe inizio da parte italiana dalla necessita di scortare un grosso convoglio di rifornimenti in Libia, e da parte britannica di andare ad assumere la scorta di due convogli in partenza da Malta e diretti ad Alessandria d’Egitto. La flotta italiana, scortato il convoglio fino a nord di Bengasi, nel rientrare alla base ricevette l’ordine di concentrarsi presso le coste orientali della Calabria, perché a Roma si ritenne, per intercettazioni nemiche decrittate, arrivate anche da fonte tedesca, che il nemico avrebbe attaccato le basi navali della Sicilia con aerosiluranti. Si contava di attirare la flotta britannica in una trappola, con attacchi aerei in massa in partenza dalla Sicilia e dalla Puglia, e con uno sbarramento di sommergibili. Lo scopo, secondo la tattica del “Fleet in being” (Flotta in potenza), era quello di cercare di menomare le corazzate nemiche, per poi eventualmente attaccare il resto della flotta avversaria in condizioni favorevoli. Ma il comandante della Flotta del Mediterraneo, ammiraglio Andrew Browne Cunningham, passando inosservato in punto dello Ionio dove non esisteva la ricognizione aerea italiana, tutta concentrata a ricercare il nemico verso la Sicilia, arrivò di sorpresa alle spalle delle navi italiane ottenendo, in un breve scontro a fuoco, una indubbia vittoria. Infatti, colpendo la corazzata Giulio Cesare, e poi anche l’incrociatore Bolzano e il cacciatorpediniere Alfieri, senza aver ricevuto nessun colpo sulle sue navi, Cunningham costrinse il comandante della flotta italiana, ammiraglio