Bolzano sotto le bombe nella Seconda Guerra Mondiale

20.00

“Appartengo a quella generazione che l’esperienza dei rifugi antiaerei l’ha vissuta in prima persona. Ricordo il primo allarme simulato alla scuola “Regina Elena”, oggi “Dante”. Era il 1940, forse il 1941. Si sapeva che ci sarebbe stato, niente di inatteso quindi, per non destare panico. A un certo momento gli altoparlanti distribuiti nelle varie classi incominciarono a scandire una voce che annunciava perentoria: “allarme aereo… allarme aereo…” poi altre parole che non ricordo. La maestra comandò l’attenti ed uscimmo tutti nei corridoi, per poi incominciare a scendere, classe dopo classe, in cantina. C’era un gran frastuono, un gran vocio, quasi una festa. Scoprimmo che le cantine erano state rinforzate con pali di legno e che si erano accumulati sacchetti di sabbia un po’ ovunque. Quando fummo tutti ammassati in quegli spazi stretti, venne dato il “cessato allarme”. Poi le bombe caddero davvero.” Andrea Pozza, valido fotografo col piacere della ricerca, si è addentrato nei meandri dei rifugi ancora accessibili, negli uffici che custodiscono tuttora i documenti di quegli anni, ha cercato, trovato, ricostruito. Con questo suo lavoro consegna ai bolzanini che c’erano, e a quelli che non c’erano, una vasta mole di informazioni, tutte interessanti, addirittura avvincenti. Questo suo libro è redatto in maniera discorsiva, è come una narrazione che dipana di capitolo in capitolo il racconto di una storia che si fa leggere come un romanzo. E’ il ricordo di cose che sono avvenute e che la città nasconde tuttora nel suo profondo, nelle cantine, nelle gallerie che s’addentrano nei monti che le fanno corona. Una realtà rimossa, che è opportuno far rivivere.

Brossura, 14 x 21 cm. pag. 183

Stampato nel 2015 da Macchione

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Descrizione

Andrea Pozza

“Appartengo a quella generazione che l’esperienza dei rifugi antiaerei l’ha vissuta in prima persona. Ricordo il primo allarme simulato alla scuola “Regina Elena”, oggi “Dante”. Era il 1940, forse il 1941. Si sapeva che ci sarebbe stato, niente di inatteso quindi, per non destare panico. A un certo momento gli altoparlanti distribuiti nelle varie classi incominciarono a scandire una voce che annunciava perentoria: “allarme aereo… allarme aereo…” poi altre parole che non ricordo. La maestra comandò l’attenti ed uscimmo tutti nei corridoi, per poi incominciare a scendere, classe dopo classe, in cantina. C’era un gran frastuono, un gran vocio, quasi una festa. Scoprimmo che le cantine erano state rinforzate con pali di legno e che si erano accumulati sacchetti di sabbia un po’ ovunque. Quando fummo tutti ammassati in quegli spazi stretti, venne dato il “cessato allarme”. Poi le bombe caddero davvero.” Andrea Pozza, valido fotografo col piacere della ricerca, si è addentrato nei meandri dei rifugi ancora accessibili, negli uffici che custodiscono tuttora i documenti di quegli anni, ha cercato, trovato, ricostruito. Con questo suo lavoro consegna ai bolzanini che c’erano, e a quelli che non c’erano, una vasta mole di informazioni, tutte interessanti, addirittura avvincenti. Questo suo libro è redatto in maniera discorsiva, è come una narrazione che dipana di capitolo in capitolo il racconto di una storia che si fa leggere come un romanzo. E’ il ricordo di cose che sono avvenute e che la città nasconde tuttora nel suo profondo, nelle cantine, nelle gallerie che s’addentrano nei monti che le fanno corona. Una realtà rimossa, che è opportuno far rivivere.

Brossura, 14 x 21 cm. pag. 183 illustrato

Stampato nel 2015 da Macchione

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