Camerati della foresta

22.00

“Le forze della Germania, le giovani braccia che erano rimaste, si trovavano prigioniere della forza che aveva cancellato il paese. Sei o sette milioni di tedeschi stavano compiendo ancora il proprio dovere dietro i reticolati, tanti milioni di soldati invece “condividevano” la terra con il loro sangue e le loro ossa. Le case rimaste miracolosamente in piedi dopo la battaglia erano state requisite dai vincitori. Al vincitore ogni cosa era dovuta, tutto ora gli apparteneva; al vinto però, rimaneva l’onore, il bene più prezioso. Tanta gente invidiava i morti, poichè i vivi non avevano più nulla, neppure la speranza di una vita migliore, al vinto non era dovuto niente”.

“Era rischioso allora parlare dei soldati tedeschi caduti con onore, ma io esortai ugualmente la gente del luogo a ricordare ciò che era accaduto. Ero convinto che la memoria storica fosse essenziale per la sopravvivenza di un popolo; non si poteva permettere che il sacrificio di tanti venisse cancellato o vanificato”.

Brossura, 14 x 21 cm. pag. 164

Stampato nel 2003 da Ritter Edizioni

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Descrizione

Emilio Del Bel Belluz

“Le forze della Germania, le giovani braccia che erano rimaste, si trovavano prigioniere della forza che aveva cancellato il paese. Sei o sette milioni di tedeschi stavano compiendo ancora il proprio dovere dietro i reticolati, tanti milioni di soldati invece “condividevano” la terra con il loro sangue e le loro ossa. Le case rimaste miracolosamente in piedi dopo la battaglia erano state requisite dai vincitori. Al vincitore ogni cosa era dovuta, tutto ora gli apparteneva; al vinto però, rimaneva l’onore, il bene più prezioso. Tanta gente invidiava i morti, poichè i vivi non avevano più nulla, neppure la speranza di una vita migliore, al vinto non era dovuto niente”.

“Era rischioso allora parlare dei soldati tedeschi caduti con onore, ma io esortai ugualmente la gente del luogo a ricordare ciò che era accaduto. Ero convinto che la memoria storica fosse essenziale per la sopravvivenza di un popolo; non si poteva permettere che il sacrificio di tanti venisse cancellato o vanificato”.

Brossura, 14 x 21 cm. pag. 164

Stampato nel 2003 da Ritter Edizioni

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