Comunismo/Fascismo – Decadenza della civiltà

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Pubblicò molti libri di politica, di storia e di economia. Fu agli inizi ispirato dalle teorie di Marx che difese in un primo tempo nell’ambito del dibattito sulla crisi del marxismo, alla fine degli anni 1890. Sotto l’influsso delle teorie economiche marginaliste (Pareto, Pantaleoni), aderì quindi al revisionismo marxista: rimproverò in particolare al marxismo il finalismo hegeliano e la teoria della catastrofe finale. Ma rimase pure critico nei confronti del pensiero liberale, di cui criticava l’eccessivo psicologismo edonista. In economia finì coll’approdare ad una sorta di neo-ricardismo. Tra il 1904 e il 1908 teorizzò il sindacalismo rivoluzionario, e cioè l’idea che la maturazione politica delle masse potesse farsi tramite l’azione diretta dei sindacati che, progressivamente, avrebbero dovuto avvalersi di tutte le funzioni riservate fino allora al partito socialista. La pratica dello sciopero e l’uso ragionato della violenza avrebbero dovuto sfociare nello sciopero generale risolutivo, sostitutivo del colpo di mano rivoluzionario. Arturo Labriola poneva al centro del problema capitalistico i meccanismi della formazione del “grande capitale” e la speculazione finanziaria, le concentrazioni industriali e geopolitiche, l’abbassamento drastico delle tutele e la disgregazione dei gruppi etnici.

Rilegato, 14,5 x 21 cm. pag. 385

Stampato nel 1947 da Editrice Faro

Condizioni del libro: usato in ottime condizioni. Purtroppo è stata applicata una copertina rigida al volume, lasciando in evidenza comunque l’originale copertina in brossura.

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Descrizione

Arturo Labriola

Pubblicò molti libri di politica, di storia e di economia. Fu agli inizi ispirato dalle teorie di Marx che difese in un primo tempo nell’ambito del dibattito sulla crisi del marxismo, alla fine degli anni 1890. Sotto l’influsso delle teorie economiche marginaliste (Pareto, Pantaleoni), aderì quindi al revisionismo marxista: rimproverò in particolare al marxismo il finalismo hegeliano e la teoria della catastrofe finale. Ma rimase pure critico nei confronti del pensiero liberale, di cui criticava l’eccessivo psicologismo edonista. In economia finì coll’approdare ad una sorta di neo-ricardismo. Tra il 1904 e il 1908 teorizzò il sindacalismo rivoluzionario, e cioè l’idea che la maturazione politica delle masse potesse farsi tramite l’azione diretta dei sindacati che, progressivamente, avrebbero dovuto avvalersi di tutte le funzioni riservate fino allora al partito socialista. La pratica dello sciopero e l’uso ragionato della violenza avrebbero dovuto sfociare nello sciopero generale risolutivo, sostitutivo del colpo di mano rivoluzionario. Arturo Labriola poneva al centro del problema capitalistico i meccanismi della formazione del “grande capitale” e la speculazione finanziaria, le concentrazioni industriali e geopolitiche, l’abbassamento drastico delle tutele e la disgregazione dei gruppi etnici.

Rilegato, 14,5 x 21 cm. pag. 385

Stampato nel 1947 da Editrice Faro

Condizioni del libro: usato in ottime condizioni. Purtroppo è stata applicata una copertina rigida al volume, lasciando in evidenza comunque l’originale copertina in brossura.

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