Firenze 1530. L’assedio il tradimento – Vita battaglie e inganni di Malatesta Baglioni capitano dei Fiorentini

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L’autore propone come argomento, l’assedio di Firenze: un conflitto voluto da papa Clemente VII, fiorentino, per riportare al potere la sua famiglia cacciata pochi anni prima. L’assedio fu un lungo dramma, e nel suo ruolo di capitano generale Malatesta ne fu il protagonista: al servizio di Firenze contro gli eserciti dell’imperatore e del papa. Firenze ne uscì sconfitta, e fu l’inizio del Principato mediceo. Malatesta ne uscì invece vincitore: salvò la città dalla distruzione proteggendola contro i più potenti eserciti del tempo. Fu la massima espressione dell’arte militare di Malatesta, anche se nessuno storico ne ha mai riconosciuto i meriti. Al contrario: l’assedio fu l’episodio dal quale il Baglioni uscì con l’imperitura fama di traditore, per avere imposto con la forza la resa a quei vertici politici che volevano sacrificare la città pur di non cedere le armi. Gli sconfitti non gliela perdonarono. Fu così che l’uomo che aveva salvato Firenze, costringendo il nemico già vincitore a scendere a patti, divenne il prototipo del traditore.

Brossura, 13 x 21 cm. pag. 214

Stampato nel 2008 da Editoriale Olimpia

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Alessandro Monti

L’autore propone come argomento, l’assedio di Firenze: un conflitto voluto da papa Clemente VII, fiorentino, per riportare al potere la sua famiglia cacciata pochi anni prima. L’assedio fu un lungo dramma, e nel suo ruolo di capitano generale Malatesta ne fu il protagonista: al servizio di Firenze contro gli eserciti dell’imperatore e del papa. Firenze ne uscì sconfitta, e fu l’inizio del Principato mediceo. Malatesta ne uscì invece vincitore: salvò la città dalla distruzione proteggendola contro i più potenti eserciti del tempo. Fu la massima espressione dell’arte militare di Malatesta, anche se nessuno storico ne ha mai riconosciuto i meriti. Al contrario: l’assedio fu l’episodio dal quale il Baglioni uscì con l’imperitura fama di traditore, per avere imposto con la forza la resa a quei vertici politici che volevano sacrificare la città pur di non cedere le armi. Gli sconfitti non gliela perdonarono. Fu così che l’uomo che aveva salvato Firenze, costringendo il nemico già vincitore a scendere a patti, divenne il prototipo del traditore.

Brossura, 13 x 21 cm. pag. 214

Stampato nel 2008 da Editoriale Olimpia

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