La guerra civile americana – Una nuova storia

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Nel 1860 il Sud degli Stati Uniti era una regione ricca e florida, dove una piccola minoranza aveva accumulato immense fortune e un enorme potere politico grazie al sistema di sfruttamento della popolazione di colore. Anche i bianchi non schiavi appoggiavano gli interessi dei proprietari delle piantagioni, nonostante lo spropositato divario di ricchezza che li separava da essi. Ma alla fine del 1865 questo mondo collassò. Milioni di schiavi ottennero la libertà, molti bianchi poveri smisero di assecondare i loro vicini benestanti, e i proprietari terrieri si ritrovarono privati della loro principale fonte di ricchezza: tutto il loro idilliaco mondo e modo di vivere svaní all’improvviso. Questo cambiamento epocale, avvertito da tutta l’America, avviò il paese in direzione della democrazia e della parità dei diritti. Levine dà conto dei numerosi, drammatici aspetti di questa vicenda ricorrendo a una grande quantità di diari, lettere, articoli di giornale, documenti governativi, ecc. In questo libro la reale posta in gioco politica e sociale della Guerra civile diventa piú chiara che mai: gli schiavi combattono per la loro libertà fronteggiando brutali rappresaglie; Abraham Lincoln e il suo partito trasformano quella che era iniziata come una guerra attinente all’Unione in una crociata contro la schiavitú. Quando il fumo delle battaglie si diradò, le regioni Dixie e tutta la società americana si scoprirono cambiate per sempre…… A parer nostro l’Autore pecca di un “buonismo” intrigante, facendosi fuorviare da stereotopi oramai abusati. La guerra Civile Americana, fu quasi esclusivamente guerra economica, con un Nord, ormai avviato all’industrializzazione spinta, che non poteva concedersi di perdere gli immensi territtori del Sud-Oves. Fu si una guerra tra due concezione ideali, ognuna con le sue pecche… Ma per favore, la favoletta dei nordisti buoni che combattevano contro gli schiavisti del Sud… lascimola stare… Sconsigliato.

Rilegato, 14 x 21 cm. pag. 46

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Bruce Levine

Nel 1860 il Sud degli Stati Uniti era una regione ricca e florida, dove una piccola minoranza aveva accumulato immense fortune e un enorme potere politico grazie al sistema di sfruttamento della popolazione di colore. Anche i bianchi non schiavi appoggiavano gli interessi dei proprietari delle piantagioni, nonostante lo spropositato divario di ricchezza che li separava da essi. Ma alla fine del 1865 questo mondo collassò. Milioni di schiavi ottennero la libertà, molti bianchi poveri smisero di assecondare i loro vicini benestanti, e i proprietari terrieri si ritrovarono privati della loro principale fonte di ricchezza: tutto il loro idilliaco mondo e modo di vivere svaní all’improvviso. Questo cambiamento epocale, avvertito da tutta l’America, avviò il paese in direzione della democrazia e della parità dei diritti. Levine dà conto dei numerosi, drammatici aspetti di questa vicenda ricorrendo a una grande quantità di diari, lettere, articoli di giornale, documenti governativi, ecc. In questo libro la reale posta in gioco politica e sociale della Guerra civile diventa piú chiara che mai: gli schiavi combattono per la loro libertà fronteggiando brutali rappresaglie; Abraham Lincoln e il suo partito trasformano quella che era iniziata come una guerra attinente all’Unione in una crociata contro la schiavitú. Quando il fumo delle battaglie si diradò, le regioni Dixie e tutta la società americana si scoprirono cambiate per sempre…… A parer nostro l’Autore pecca di un “buonismo” intrigante, facendosi fuorviare da stereotopi oramai abusati. La guerra Civile Americana, fu quasi esclusivamente guerra economica, con un Nord, ormai avviato all’industrializzazione spinta, che non poteva concedersi di perdere gli immensi territtori del Sud-Oves. Fu si una guerra tra due concezione ideali, ognuna con le sue pecche… Ma per favore, la favoletta dei nordisti buoni che combattevano contro gli schiavisti del Sud… lascimola stare… Sconsigliato.

Rilegato, 14 x 21 cm.  pag. 464

Prodotto nel 2015 da Einaudi

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