Le 25 tesi della religione tedesca – Il neo-paganesimo nel Terzo Reich

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Le 25 tesi della Religione tedesca (pubblicate nel 1934) escono oggi come prima traduzione italiana di un’opera di Ernst Bergmann, il filosofo di Lipsia che, insieme a Wilhelm Hauer, fondò nel 1933 il neo-pagano Movimento per la Fede Tedesca (Deutsche Glaubensbewegung). Bergmann fece scalpore in Germania e fuori, dando vita, all’interno del nazionalsocialismo, ad un vero e proprio “femminismo razzialista” (Rassenfeminismus) legato al sangue e al suolo e al culto panteista per la Madre di tutte le cose (Allmutter). Questo breve libro – che intese presentarsi come un contro-catechismo neo-pagano e anti-cristiano – proponeva il ritorno all’arcaica religiosità della natura, come era stato tra le stirpi germaniche prima della cruenta cristianizzazione, e indicava al popolo i nuovi valori: etica comunitaria, sanità fisica e psichica, il nordico eroismo di luce, l’ariana empatìa dell’uomo con il Tutto (Einsfühlung), una Chiesa etnica di popolo (Volkskirche). Doveva così risorgere una religiosità razziale, basata sul primato del sangue: questa “religione consona alla stirpe” credeva nella divinità dell’uomo, nella sacralità della natura, in un mondo increato dove vige l’etica aria della lotta e della vittoria. Si trattava di una vera ordalìa fra O∂inn, il dio sciamano della razza nordico-aria, e Yahweh, il tirannico dio semita patriarcale. La teoria estrema di Bergmann metteva in gioco il ritorno al culto pagano per Madre Terra (Mutter Erde), teorizzando la superiorità del sesso femminile in quanto sacra sorgente della razza, e addirittura ventilava una restaurazione dei mitici culti matriarcali.

Brossura, 15 x 21 cm. pag. 196

Stampato nel 2017 da Thule

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Descrizione

Ernst Bergmann

Le 25 tesi della Religione tedesca (pubblicate nel 1934) escono oggi come prima traduzione italiana di un’opera di Ernst Bergmann, il filosofo di Lipsia che, insieme a Wilhelm Hauer, fondò nel 1933 il neo-pagano Movimento per la Fede Tedesca (Deutsche Glaubensbewegung). Bergmann fece scalpore in Germania e fuori, dando vita, all’interno del nazionalsocialismo, ad un vero e proprio “femminismo razzialista” (Rassenfeminismus) legato al sangue e al suolo e al culto panteista per la Madre di tutte le cose (Allmutter). Questo breve libro – che intese presentarsi come un contro-catechismo neo-pagano e anti-cristiano – proponeva il ritorno all’arcaica religiosità della natura, come era stato tra le stirpi germaniche prima della cruenta cristianizzazione, e indicava al popolo i nuovi valori: etica comunitaria, sanità fisica e psichica, il nordico eroismo di luce, l’ariana empatìa dell’uomo con il Tutto (Einsfühlung), una Chiesa etnica di popolo (Volkskirche). Doveva così risorgere una religiosità razziale, basata sul primato del sangue: questa “religione consona alla stirpe” credeva nella divinità dell’uomo, nella sacralità della natura, in un mondo increato dove vige l’etica aria della lotta e della vittoria. Si trattava di una vera ordalìa fra O∂inn, il dio sciamano della razza nordico-aria, e Yahweh, il tirannico dio semita patriarcale. La teoria estrema di Bergmann metteva in gioco il ritorno al culto pagano per Madre Terra (Mutter Erde), teorizzando la superiorità del sesso femminile in quanto sacra sorgente della razza, e addirittura ventilava una restaurazione dei mitici culti matriarcali.

Brossura, 15 x 21 cm. pag. 196

Stampato nel 2017 da Thule

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