Scienza italiana e razzismo fascista

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Questo libro indaga la natura del rapporto tra la cultura scientifica italiana e il razzismo fascista. La concezione culturale che ha fatto da sfondo alla legislazione razzista del fascismo è sempre stata considerata nella storiografia un estemporaneo insieme di idee frettolosamente combinate l’una con l’altra per esigenze di propaganda, ma senza connessione con la scienza dei nostri istituti superiori. L’analisi di un vastissimo materiale documentario sino a ora scarsamente esplorato rivela invece che la costellazione di concetti che costituì il “razzismo all’italiana” trovò la sua origine e la sua giustificazione scientifica nell’opera di svariati gruppi di studiosi: prima del 1938 medici, demografi, statistici, antropologi, etnologi, paleontologi, antichisti, politologi, teologi contribuirono a dare forma e dignità scientifica apparente a una variante del razzismo in polemica con il razzismo tedesco. Nel quadro di queste analisi le vicende della cultura razzista dopo le leggi del 1938 appaiono in una nuova luce, che pone in primo piano una divaricazione tra le ragioni degli intellettuali e le esigenze della politica espresse nella scelta di Mussolini di lanciare un “Manifesto della razza” che ricalcava le posizioni del razzismo nazionalsocialista.

Brossura, 13 x 21 cm. pag. 338

Stampato nel 1999 da La Nuova Italia

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Descrizione

Roberto Maiocchi

Questo libro indaga la natura del rapporto tra la cultura scientifica italiana e il razzismo fascista. La concezione culturale che ha fatto da sfondo alla legislazione razzista del fascismo è sempre stata considerata nella storiografia un estemporaneo insieme di idee frettolosamente combinate l’una con l’altra per esigenze di propaganda, ma senza connessione con la scienza dei nostri istituti superiori. L’analisi di un vastissimo materiale documentario sino a ora scarsamente esplorato rivela invece che la costellazione di concetti che costituì il “razzismo all’italiana” trovò la sua origine e la sua giustificazione scientifica nell’opera di svariati gruppi di studiosi: prima del 1938 medici, demografi, statistici, antropologi, etnologi, paleontologi, antichisti, politologi, teologi contribuirono a dare forma e dignità scientifica apparente a una variante del razzismo in polemica con il razzismo tedesco. Nel quadro di queste analisi le vicende della cultura razzista dopo le leggi del 1938 appaiono in una nuova luce, che pone in primo piano una divaricazione tra le ragioni degli intellettuali e le esigenze della politica espresse nella scelta di Mussolini di lanciare un “Manifesto della razza” che ricalcava le posizioni del razzismo nazionalsocialista.

Brossura, 13 x 21 cm. pag. 338

Stampato nel 1999 da La Nuova Italia

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