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La vittoria del 1934 – I Campionati Mondiali di Calcio nella politica del Regime
€16.00Il 10 giugno 1934, nella coreografica cornice dello stadio del Partito Nazionale Fascista, la selezione italiana di football sconfigge sul terreno di gioco la rappresentativa cecoslovacca, laureandosi per la prima volta campione del mondo nello sport fin da allora più seguito dagli italiani. Sul pennone dello stadio romano, campeggia la bandiera nera del Partito Unico, mentre gli altoparlanti diffondono le note di Giovinezza, amplificate dal coro unanime dei cinquantamila spettatori presenti. In tale atmosfera di entusiasmo collettivo, Benito Mussolini si affaccia dalla tribuna nell’atto di raccogliere platealmente, davanti a una nutrita schiera di fotografi giunti da ogni parte del mondo, l’esplicito saluto romano degli azzurri schierati al centro del campo. Il Mondiale di calcio diventa una prospettiva da cui analizzare le dinamiche della stabilizzazione totalitaria e le ricadute interne al regime. Il calcio è, a un tempo, uno strumento di propaganda, un veicolo di consenso, una risorsa di politica estera da utilizzare nel confronto e nella dialettica con gli altri Paesi, di volta in volta potenziali alleati o nemici, in una sorta di simbolica anticipazione delle contese politiche. A far da contorno all’investimento politico del regime sull’evento è poi il racconto, in chiave epica ed enfatica, delle vicende calcistiche da parte delle grandi firme del giornalismo sportivo del tempo, degli inviati della radio, degli illustratori dei manifesti murali, significativi strumenti di comunicazione, a vario titolo arruolati dai vertici politici dello sport fascista nella costruzione di un rapporto di mobilitazione con un pubblico numeroso e partecipe.
Brossura 13,5 x 20,5 cm. pag. 229
Stampato nel 2014 da Solfanelli
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Storia dell A.L.B.A. – Un tentativo autarchico di politica petrolifera nell’Italia dei primi anni Quaranta
€14.00Nel corso del 1941, IRI e AGIP furono incaricati dal regime fascista di installare un impianto di estrazione di oli combustibili sulla Maiella, nel cuore del bacino minerario asfaltifero abruzzese. L’ambizioso tentativo fu bruscamente arrestato dal deflagrare inarrestabile delle operazioni belliche sul suolo nazionale e dall’occupazione tedesca degli impianti in costruzione dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Nel dopoguerra il sito individuato sarebbe stato lasciato nel più completo abbandono. Nonostante tale fallimentare epilogo, la ricostruzione della vicenda A.L.B.A. (Azienda Lavorazione Bitumi Asfalti), oltre a permettere di osservare il processo di razonalizzazione del bacino minerario della Maiella messo in atto dal regime fascista, consente di analizzare in concreto un caso di politica industriale gestito da IRI e AGIP nelle particolari forme che l’intervento pubblico in economia assunse nell’Italia del tempo, tra velleità corporative, propositi autarchici, incentivi e vincoli dell’economia di guerra.
Brossura, 14 x 20,5 cm. pag. 183
Stampato nel 2013 da Solfanelli