La storia delle camere a gas nacque dal travisamento delle installazioni igienico-sanitarie dell’Aufnahmegebäude (edificio di ricezione) che includeva, sotto lo stesso tetto, la presenza di 19 Begasungskammern (camere di gasazione) e di un impianto di docce per i detenuti, e dei due impianti di disinfestazione speculari denominati Bauwerke 5a e 5b, che comprendevano parimenti una camera a gas ad acido cianidrico e un locale di lavaggio e doccia, designati rispettivamente nelle relative piante Gaskammer e Wasch- und Brauseraum.
Brossura, 17 x 24 cm. pag. 366 con circa 31 documenti b/n
Gli storici che si sono occupati di Auschwitz si sono interessati anche a come i Britannici interpretarono le decifrazioni dei messaggi intercettati dalla loro intelligence. Questo libro di Mattogno si occupa di documentare quanto contenevano in realtà i materiali dovuti a questo specifico spionaggio di guerra e di chiarire la bontà dell’analisi di molti saggisti circa quel tema.
Le tematiche delle camere a gas di Auschwitz, attraverso le false testimonianze di Heryk Tauber e Sziama Dragon. Appendice di illustrazioni e documenti.
Da questo studio risulta in modo documentato e indubitabile che i “testimoni oculari” del “Sonderkommando”esaminati, furono dei mentitori e spergiuri. L’analisi delle testimonianze ha mostrato che esse sono essenzialmente false, assurde e reciprocamente contraddittorie. Le contraddizioni hanno tuttavia una rilevanza ben più ampia di quanto ho evidenziato –e ogni lettore attento potrà individuarne molte altre – in particolare riguardo le “camere a gas”, crematori e le fosse di cremazione, confermano che non si tratta affatto di “testimonianze oculari”, ma di macabre invenzioni preconfezionate.
Volume di Carlo Mattogno “contro la storiografia ufficile” riguardo l’utilizzo dei gas di scarico di automezzi disel, nei campi di concentramento polcchi di Belzec, Treblinka e Sobibor, per l’uccisione in massa degli ebrei.
Manca dunque ancora un esame critico sistematico e comparativo di tutte le dichiarazioni di Rudolf Reder e questo studio vuole colmare tale lacuna. Nella Parte Prima presento anzitutto il quadro completo delle dichiarazioni di Reder, nella Parte Seconda ne espongo un’analisi critica particolareggiata
Prendendo spunto da una ben nota tesi eretica esposta da David Irving sul finire degli anni Settanta del secolo scorso, questo studio esamina a fondo il ruolo di Hitler nel preteso genocidio ebraico secondo la storiografia olocaustica, in particolare il presunto “ordine del Führer” di sterminio ebraico. Dopo aver delineato una storia sintetica degli ebrei sotto il regime nazionalsocialista, l’Autore discute tre aspetti essenziali dell’argomento considerato. Il primo aspetto si riferisce, in modo specifico, ai risultati fallimentari cui è pervenuta sul tema in questione la suddetta storiografia, ridottasi a formulare congetture tanto impalpabili da sconfinare nella parapsicologia. Il secondo aspetto riguarda la revisione della datazione dell’ordine del Führer operata alla fine degli anni Novanta dalla storiografia ufficiale, che in tal modo ha suscitato un dilemma insolubile. Il terzo aspetto concerne il preteso rapporto di causa-effetto tra l’“ordine del Führer” e la genesi del campo di Birkenau, tuttora affermato dal Museo di Auschwitz, che è stato però scardinato dalla più recente storiografia olocaustica. Così, sul tema dell’“ordine del Führer” e delle sue implicazioni, questa storiografia negli ultimi decenni si è avvicinata pericolosamente all’autodistruzione.
Circostanziata disamina sulle informazioni rilasciate da testimoni, riguardo la tematica inerente la costruzione delle camere a gas nei campi di Belzec, Treblinka e Sobibor. L’autore confuta le dichiarazioni ufficiali, utilizzando una enorme mole di dati e informazioni relative alla spinosa questione che, nel dopoguerra venne utilizzata anche per fini secondari.
Brossura, 17 x 24 cm. pag. 418 con varie foto e planimetrie
Nel 1945 gli ingegneri della ditta Topf (che costruì i forni crematori di Auschwitz-Birkenau) Kurt Prüfer, Karl Schultze, Fritz Sander e Gustav Braun furono arrestati dai servizi di controspionaggio sovietici e sottoposti a numerosi interrogatori. I relativi verbali apparvero nel panorama storiografico soltanto all’apertura degli archivi moscoviti, dopo il crollo dell’Unione Sovietica.
Brossura, 17 x 24 cm. pag. 206 con la riproduzione di 11 documenti
Il campo di sterminio di Chelmno (in tedesco Kulmhof) località che si trova in Polonia, nella regione della Warta, per la storiografia olocaustica ha un’importanza precipua, perchè sarebbe stato il primo campo di sterminio realizzato dalle SS. A differenza degli altri campi realizzati successivamente, non sarebbe stato fornito di camere a gas fisse ma di “gaswagen”, autocarri di gasazione mobili che avrebbero utilizzato a scopo omicida il gas di scarico del motore. La documentazione riguardo questo sito è praticamente inesistente e si basa unicamente su dati processuali, in pratica su testimonianze.
Brossura, 14 x 21 cm. pag. 228 con alcune foto e documenti
Ma nessuno ha mai tentato di verificare le fonti del Kalendarium di D. Czech e non si conosce neppure una recensione critica che anche semplicemente accenni alle sue carenze e incoerenze. Eppure queste esistono, sono molteplici e costituiscono il risultato di una metodologia capziosa intenzionale…
“In verità, è opera del Messia sottomettere il mondo intero alle sette leggi. Non è una questione di procedura giuridica, è una questione di azione, puramente e semplicemente. È per questa ragione che Maimonide dice che se vedete per la strada una persona che non segue le sette leggi, se ne avete la possibilità dovete ucciderla”…. L’odio rabbinico-talmudico contro il non-ebreo negli scritti di Moshe Maimoide.
Ogni 25 aprile “l’Italia antifascista nata dalla Resistenza” celebra l’anniversario della “Liberazione”. In un’orgia di retorica patriottarda istituzioni, partiti, sindacati, scuole, organizzazioni varie e mezzi di informazione esaltano i fasti della “lotta partigiana” la quale, ci assicurano, affrancò l’Italia dall'”oppressione nazifascista”. La verità è un’altra. Come risulta dalle testimonianze degli stessi partigiani e da numerosi documenti ufficiali, alcuni già noti, altri declassificati, la cosiddetta Resistenza non fu che una guerriglia per bande organizzata e finanziata dai circoli capitalistici italiani in combutta col nemico…
Questo studio apparve nove anni fa in forma di articolo in vari siti web. All’epoca Shlomo Venezia (1923-2012), a suo dire membro del “Sonderkommando” dei crematori di Birkenau, era già entrato nel martirologio di Auschwitz grazie a tre studiosi tedeschi, che lo avevano intervistato il 3 dicembre 2000. Ma fu soltanto dopo la pubblicazione del suo libro di memorie – in francese, nel 2007 – che egli assurse ad una posizione di prestigio nella storiografia olocaustica come ultimo “testimone oculare” delle “camere a gas” di Auschwitz. Data l’importanza crescente che gli viene attribuita dalla storiografia olocaustica, la pubblicazione riveduta, ampliata e corretta, dello studio summenzionato è quanto mai opportuna.
Brossura, 14 x 21 cm. pag. 118 + 14 pagine fuori testo con illustrazioni b/n
Fin dal 1987, in un libretto dedicato appunto a Hoss, mostrai, sulla base di 60 obiezioni, precipuamente costituite da contraddizioni interne e contrasti irriducibili rispetto alla storiografia olocaustica dell’epoca, che «l’ex comandante di Auschwitz ha mentito su tutti i punti essenziali della sua “testimonianza oculare”, la quale deve perciò essere respinta come volgare falso». Le torture inflitte dai Britannici a Hòss, all’epoca già documentate, non venivano dunque da me assunte a priori per invalidare le sue dichiarazioni, ma a posteriori per spiegare le molteplici contraddizioni e assurdità che si trovano nelle sue dichiarazioni. In questo studio, per il quale ho avuto a disposizione una documentazione enormemente più vasta, mi pongo in una prospettiva diversa. Il problema fondamentale, che nessuno a quanto pare ha mai preso in considerazione, è appunto se le prime dichiarazioni di Hòss, nel loro nucleo centrale, rispecchiavano la realtà dei fatti, oppure l’idea che i Britannici che lo interrogarono avevano di tale realtà, o anche la necessità da parte dell’interrogato di conformarsi a quell’idea. In altre parole: tali dichiarazioni provenivano da Hòss o dai suoi torturatori? Sono veridiche? E che rapporto c’è tra le sue prime dichiarazioni e quelle da lui rese successivamente? Questo studio costituisce una risposta fondata e documentata a queste domande.
Robert Jan van Pelt è un crepuscolare epigono di Jean-Claude Pressac, al quale attinse con indecoroso saccheggio la struttura argomentativa dei propri libri riguardo ai crematori di Birkenau. Ciò appare evidente già nella sua prima opera su Auschwitz, redatta in collaborazione con Debórah Dwork, che gli diede una certa notorietà storiografica. Essa gli valse anche l’assunzione da parte del collegio difensivo di Deborah Lipstadt e della casa editrice inglese Penguin Books Ltd, che erano stati citati per diffamazione da David Irving, come esperto di Auschwitz, e in tale qualità egli redasse una “perizia” che divenne nota come The Pelt Report. Il relativo processo, che conferì a van Pelt una immeritata aureola storiografica, si svolse dall’11 gennaio all’11 aprile del 2000 davanti alla Royal Court of Ju-stice di Londra. Van Pelt rielaborò poi la sua perizia e due anni dopo la pubblicò col titolo The Case for Auschwitz. Evidence from the Irving Trial.
Brossura, 14 x 21 cm. pag. 272 con alcune illustrazioni b/n e colori
Il volume di Carlo mattogno, noto scrittore “negazionista” mette in risalto le incongruenze riguardo la questione dello sterminio ebraico deciso da parte dei vertici del nazionalsocialismo. Mattogno esamina alcune questioni di estrema evideza, come il sequestro totale di tutta la documentazione tedesca (Ministero degli esteri, Wehrmacht, Marina, aeronautica, SS e Partito nazionalsocialista) da parte degli Alleati una volta conclusosi il conflitto. Tutta questa documentazione fu attentamente vagliata dalle commissioni allete ed utilizzato, solo in parte, per il processo di Norimberga. La parzialità delle prove presentate al processo, sempre secondo l’Autore, furono la causa principale delle “costruzioni politiche” inventate dagli Alleti sia, sulle vere cause della guerra, sia in dettaglio sulla questione dell’olocausto.
Brossura, 15,5 x 21,5 cm. pag. 244
Stampato nel 1985 da Sentinella d’Italia
Condizioni del libro: usato in perfette condizioni
Quest’opera è destinata agli accademici e agli uomini di cultura in buona fede che conoscono il revisionismo storico solo attraverso la lente deformate di propagandisti la cui penosa ignoranza storica e la cui palese malafede vengono dall’autore stigmatizzate con competenza e con abbondanza di prove.
La distruzione degli Ebrei d’Europa, di Raul Hilberg, è considerata una delle opere più importanti della storiografia olocaustica, «forse il singolo libro più importante sull’Olocausto», secondo il giudizio di Michael Berenbaum. Grazie ad un poderoso apparato di riferimenti, essa documenta in modo ineccepibile la persecuzione nazionalsocialista degli Ebrei europei.
Dall’introduzione di Carlo Mattogno: “Nel novembre 2005 Francesco Rotondi, cardiologo presso l’Ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino, ha pubblicato un libro dal titolo “”Luna di miele ad Auschwitz. Riflessioni sul negazionismo della Shoah” Mattogno da particolarmente voce a German Rudolf, all’epoca reccluso nelle carceri tedesche per il delitto di “Leso Olocausto”.
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