Antisnobismo

Mario Carli

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    Antisnobismo

    22.00

    Queste pagine videro frammentariamente la luce tra l’autunno del 1927 e la primavera del ’28 sulle colonne dell'”Impero” e di “Brillante”. In quest’ultimo giornale si firmava “nob”, che voleva dire il “contrario di snob”. Le sue manie riformatrici lo fecero giudicare un perditempo petulante. Ma le polemiche, discussioni e allarmi suscitati dalle sue tesi innovatrici significano che l’argomento è sentito. La gazzarra dell’interesse e della vociferazione toccò lo zenit al tempo della campagna sulla “Mondanità dell’epoca fascista”, che diede luogo a sfide, duelli, scandali e proteste. La socità italiana fu messa in subbuglio da questi scritti e si arrivò a credere e a dire che Mussolini fosse l’ispiartore della campagna. Cosa falsissima e inverosimile, che tuttavia aveva questo piccolo fondamento: che, trattandosi di una campagna moralizzatrice e fascistizzatrice, il Capo del Governo non aveva alcun motivo di deplorarla e vietarla. Dalla prefazione di Claudio Siniscalchi.

    Brossura 13 x 19 cm. pag. 167

    Stampato nel 2020 da Aspis

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    Arditismo

    14.00

    Ad uno sguardo complessivo sulle varie componenti che formarono il Fascismo originario, l’Arditismo appare ricoprire un ruolo fondamentale. Costituito da quegli uomini scelti che nell’ultimo anno di guerra avevano formato i reparti di assaltatori volontari, all’indomani della fine della guerra l’Arditismo si pose il problema della ricollocazione di migliaia di uomini nel contesto della società civile. Rifiutata la soppressione del Corpo come speciale arma dell’esercito, gli Arditi ne rifiutarono anche l’apoliticità e la messa ai margini in un contesto, quello dell’immediato dopoguerra, ad alto tasso di conflittualità politica e sociale. La simbiosi fra Arditismo e Futurismo, rivendicata da Carli (che era futurista sin dall’anteguerra, e in amicizia con Marinetti), ci parla da sola dell’ideologia politica che innervava quel fenomeno combattentistico. Culto dell’azione, esaltazione dell’aristocrazia guerriera, mito assoluto dell’Italianità, esaltazione dell’ostilità al mondo borghese e conservatore, alla Chiesa. In sede storiografica, l’identificazione fra Arditismo e Fascismo è stata stabilita nel senso di una vera e propria simbiosi. Ma non mancarono, tuttavia, attriti e incomprensioni, a far data dalla fine del 1920 e per tutto il 1921, quando la creazione del PNF sulle ceneri dei Fasci di Combattimento comportò la nota “virata a destra” della strategia politica mussoliniana. Ma si trattò di una divergenza sui modi di condurre il disegno politico e non sui valori di fondo. Questa collocazione era il pendant dell’antisocialismo, che proprio in quel 1919 si era manifestato con violenza insurrezionale nel corso del giorno 15 aprile, durante la famosa “battaglia di via Mercanti”: la distruzione e l’incendio della sede dell’Avanti! con la partecipazione congiunta di Fascisti, Arditi e Futuristi, tra i quali non mancò Marinetti.

    Brossura 13,5 x 21,5 cm. pag. 100

    Stampato nel 2011 da Ritter Edizioni

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    Con d’Annunzio a Fiume

    15.00

    Alla vigilia del “Natale di Sangue”, quando le navi del Regio Esercito italiano stanno per aprire il fuoco su Fiume, che d’Annunzio e i suoi legionari tengono da 16 mesi, a Milano viene arrestato il capitano degli Arditi Mario Carli, uomo di fiducia del Vate, qui mandato per impiantarvi la redazione de “La Testa di Ferro” ed esportare la rivoluzione oltre i confini della città dalmata. Mario Carli, insieme a Cesare Cerati e ad alcuni anarchici, progetta di far saltare la centrale elettrica di Milano, mentre in contemporanea dalle colonne del giornale si esorterebbero i cittadini all’insurrezione armata. Scoperto, Carli viene arrestato mentre a Fiume rombano i cannoni delle corazzate. In queste pagine Carli narra della sua partecipazione all’impresa fiumana e delle sue aspettative: sullo sfondo, l’influenza della rivoluzione leninista che sta infiammando l’Europa e l’emergere in Italia della “più audace, più originale e più mediterranea delle idee” per opera di Benito Mussolini.

    Brossura, 15 x 21 pag. 184 con circa 10 foto b/n

    Stampato nel 2013 da AGA

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    Con D’Annunzio a Fiume

    18.00

    Mario Carli

    Una penna appuntita come una baionetta a servizio del sacro ribellismo. Le prose di Mario Carli nascono da quella stagione aggrovigliata di aspirazioni di palingenesi sociale e istanze rivoluzionarie che è il diciannovismo nella politica italiana. Testimoniano l’adesione alla guerra da parte del più eversivo dei futuristi e costituiscono un memoriale in presa diretta dell’impresa dannunziana a Fiume. La parabola guerresca di Carli è compendiata in Addio, mia sigaretta! (1919) e prosegue con la prosa politica di Con d’Annunzio a Fiume (1920), dipanando il fil rouge che unisce arditismo, futurismo, fiumanesimo e fascismo.

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    Fascismo intransigente

    19.00

    Mario Carli è stato uno dei maggiori protagonisti della Repubblica Sociale Italiana e da fascista intransigente vi ha portato la sua radicalità di pensiero e azione. Allo scoppio della Grande Guerra, Carli viene esonerato dal servizio al fronte a causa di una forte miopia, e assegnato a compiti amministrativo-burocratici ad Avellino. Ma di stare lontano dalle trincee Carli non ne vuole sapere, e così prima riesce ad arrivare sul teatro di guerra come volontario aggregandosi a un reparto di zappatori, poi, nel 1917, con la creazione degli Arditi riesce ad arruolarsi nel 18° reparto d’assalto. L’Ardito, scrive Carli, «è il futurista di guerra, l’avanguardia scapigliata e pronta a tutto, la forza agile e gaia dei vent’anni, la giovinezza che scaglia le bombe fischiettando i ricordi del Varietà».

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 350 + 16 pagine fuori testo con foto b/n

    Stampato nel 2008 da Barbarossa

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    Il mio cuore fra i reticolati – Romanzo della nostra guerra

    14.00

    La ricchissima produzione letteraria di Mario Carli annovera anche romanzi connotati da un profondo aggancio con l’esperienza politica che per l’Autore è, indissolubilmente, esperienza di vita. Così è anche per questo romanzo, diviso in due parti a simboleggiare la vita del protagonista, divisa tra un “prima della guerra” e un “dopo al guerra”: apologia della travolgente epopea della trincea e dell’arditismo, narrazione etica di un percorso comune a molti giovani che, arruolatisi sull’onda di un’emozione momentanea in ossequio alla più classica esuberanza giovanil, uscirono dalla Prima Guerra Mondiale armati di solida consapevolezza e incrolabile tencia, pronti a gettare veramente il cuore oltre l’ostacolo per la costruzione di una nuova e più grande Italia.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 162

    Stampato nel 2014 da A.G.A.

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    Il nostro bolscevismo

    10.50

    La vicenda di Fiume con il suo governo legionario ed insurrezionale, interpretata da un futurista dannunziano ed ardito della prima guerra mondiale, in analogia con quanto era successo in Russia nel 1917. Fiume come rivoluzione mancata della storia italiana?

    Brossura 12 x 17 cm. pag. 200

    Stampato nel 1996 da Edizioni Barbarossa

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    Noi Arditi – Le gesta e lo spirito degli Arditi nelle parole di un loro ufficiale

    15.00

    “Ogni popolo fa la guerra come sa e come può. Ma sarebbe inesorabilmente condannato alla disfatta quello che volesse falsare le proprie caratteristiche fondamentali, che deformasse la propria mentalità e il proprio istinto cercando di stereotiparsi in formule e in bandiere che non gli appartengono”

    Brossura, 14 x 21 cm. pag. 68 con 18 illustrazioni

    Stampato nel 2018 da Effepi

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    Trilliri – Romanzo

    15.00

    In un suo famoso saggio Claudia Salaris presenta così il romanzo di Mario Carli: “La letteratura e l’arte possono aiutare a capire meglio la storia, talvolta facendo penetrare nello spirito del tempo più di quanto non lo consentono gli strumenti puramente storiografici. Un romanzo come Trillirì di Carli offre elementi molto utili per comprendere la psicologia del fiumanesimo… E’ un intreccio di verità e finzione con uno sfondo narrativo di fatti veri, con personaggi reali del milieu legionario e un protagonista inventato, ma su cui l’autore proietta evidenti elementi autobiografici.” Questa è dunque la motivazione che rende di estremo interesse Trillirì, oltre al fatto di essere l’unico romanzo fiumano scritto da chi a Fiume c’è stato davvero.

    Brossura, 15 x 21 cm. pag. 215

    Stampato nel 2013 da AGA

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