8 settenbre 1943. Dall’armistizio al mito della difesa di Porta San paolo

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    8 settenbre 1943. Dall’armistizio al mito della difesa di Porta San paolo

    46.00

    Francesco Mattesini

    Il libro di Francesco mattesini, famosissimo storico specializzato soprattutto nella guerra aeronavale della Seconda Guerra Mondiale descrive, in forma esaustiva, basandosi in gran parte su una documentazione ufficiale d’archivio dei tre uffici Storici delle Forze Armate italiane (Esercito, Marina e Aeronautica), come il Regio Governo arrivo a stabilire gli accordi armistiziali  con gli anglo-americani: ossia l’accettazione della resa senza condizioni, che si realizzo in seguito alla firma del generale Castellano a Cassibile (Sicilia), il 3 settembre 1943. Descrive poi quale fu lo svolgimento  delle operazioni nella zona di Roma contro i tedeschi, per la cui difesa avrebbe dovuto contribuire la 82a Divisione Aviotrasportata statunitense, il cui arrivo doveva avvenire sugli aeroporti della Capitale fin dalla sera dell’8 settembre, al momento dell’entrata in vigore dell’armistizio, che fu dichiarato alla radio dal generale Eisenhower e dal maresciallo Badoglio, Capo del Governo italiano. All’ultimo momento, a Roma, i capi responsabili del Governo, i Ministri e i Capi di Stato Maggiore, che per rinforzare la difesa della Capitale attendevano la data dell’armistizio  (in quanto gli Alleati, non fidandosi degli italiani, non avevano comunicato il giorno dello sbarco a Salerno e dell’invio a Roma delle forze aviotrasportate), presi di sorpresa, ritennero che la difesa dei Roma fosse in quel momento inattuabile. La fuga del Re e dei membri militari del Governo per trasferirsi nel sud Italia, e l’ordine impartito alle forze difensive di non combattere, e di ritirarsi nella zona di Tivoli per evirare vittime fra la popolazione civile e danni al patrimonio monumentale di Roma, contribuì poi a generare quella inconsistenza difensiva che fu la causa che agevolò i tedeschi nella loro avanzata e il conseguente disastrò delle Forze Armate italiane. E ciò avvenne nell’unico punto  della penisola in cui gli italiani erano considerevolmente superiori in numero di uomini e soprattutto in artiglierie e  mezzi corazzati, rispetto alle forze tedesche. La conclusione, dopo che si era combattuto nella zona del lago di Bracciano, e soprattutto nella zona della Magliana, dell’EUR, della Laurentina e sulla via Ostiense, presso i mercati generali e a nord del cavalcavia ferroviario, per poi arrivare alla fuga da Porta San Paolo e agli ultimi scontri nella zona della Passeggiata Archeologica, fu l’accettazione della resa offerta dai tedeschi che portò al disarmo degli italiani, e alla consegna degli equipaggiamenti militari agli ex alleati entro una zona di 50 chilometri intorno a Roma.

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    Arezzo in Guerra. I Bombardamenti e i Partigiani

    38.00

    Francesco Mattesini

    Dopo gli avvenimenti dellʼarmistizio dellʼItalia, e lo scioglimento del Comando Supremo il 12 settembre 1943, a seguito di un avventuroso viaggio per evitare di incontrare i tedeschi e cadere loro prigioniero, mio padre rientrò ad Arezzo, dove aveva la famiglia. Portatosi alla macchia, per evitare di dover riprendere servizio in un Esercito, quello Repubblicano, che non era più il suo, essendo egli di fede monarchica, avendo giurato fedeltà al Re dʼItalia Vittorio Emanuele III e riconoscendo soltanto come legittimo il Governo del Maresciallo dʼItalia Pietro Badoglio, ricevette lʼincarico di Capo Informazioni della 23ª Brigata Partigiani della Divisione “Arezzo”, che mantenne fino allʼarrivo delle truppe britanniche, il 24 agosto 1944. Egli ha lasciato un importante carteggio particolarmente ricco di cartine sulle situazioni militari, rapporti informativi e dei vari partigiani, disposizioni operative, organico della Sezione Informazioni e della affiancata Compagnia “I”, comandata da Libero Burroni…..

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 398 con numerose foto b/n

    Stampato nel 2022 da Ristampa

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    Dalle Operazioni Britanniche Excess e MC.4 al Bombardamento Navale di Genova

    42.00

    Francesco Mattesini

    Questo libro è suddiviso in due parti, e riguarda, in modo esaustivo, la pianificazione e la condotta di due operazioni navali britanniche (“Excess” e “Grog”), che si svolsero con alterna fortuna. L’Operazione Excess, che era stata pianificata e fu poi realizzata, riguardò il passaggio di un convoglio di quattro grossi e veloci piroscafi, provenienti da Clyde, nella Scozia sud-occidentale, uno dei quali raggiunse il porto di Malta e gli altri tre il porto greco del Pireo, scaricandoci armi e rifornimenti per l’Esercito ellenico, che combatteva contro gli italiani sulle montane dell’Epiro, in territorio albanese. L’operazione si svolse nell’intero Mediterraneo, con la partecipazione della Flotta del Mediterraneo (Mediterranean Fleet) di base ad Alessandria. Fu in questa occasione che fu realizzato per la prima volta nel Mediterraneo, in modo drammatico per la Royal Navy, l’intervento dell’Aviazione tedesca (Luftwaffe), che il 10 gennaio 1941 con i bombardieri in picchiata Ju.87 del 3° Stormo Stuka (St.G.3) e i Picchiatelli Ju.87 italiani del 96° Gruppo Bombardamento a Tuffo, decollando dagli aeroporti della Sicilia attaccarono a ponente di Malta la portaerei Illustrious, della Mediterranean Fleet, danneggiandola gravemente. L’indomani, 11 gennaio, gli Stuka tedeschi, con un lungo volo di 200 miglia, raggiunsero e affondarono a levante di Malta l’incrociatore Southampton e danneggiarono il gemello Gloucester, anch’essi, entrambi, della Mediterranean Fleet. Nel frattempo sulle mine italiane posate nel Canale di Sicilia aveva perso la prora il cacciatorpediniere Havock, che poté raggiungere La Valletta restandovi però per sempre immobilizzato. A questo grande successo tattico e strategico dell’Asse, che costrinse la flotta di Alessandria ad abbandonare la zona operativa del Mediterraneo orientale, seguì per gli italiani un drammatico episodio. Ciò avvenne nella giornata del 9 febbraio 1941, nel corso dell’operazione “Grog”, quando la Forza H di Gibilterra, del viceammiraglio Somerville, si presentò al mattino davanti al porto di Genova e per quaranta minuti bombardò pesantemente il porto, i bacino, gli stabilimenti industriali, colpendo anche edifici della città, tra cui il Duomo di San Lorenzo, che fu gravemente danneggiato. La Squadra Navale italiana, che era stata dislocata in buonissima posizione dal Comando Operativo dello Stato Maggiore della Regia Marina (Supermarina), tentò di intercettare la Forza H, partendo dalle acque dell’Asinara (Sardegna nord-occidentale) e dirigendo a nord, ma senza successo; e ciò fu dovuto alle indecisioni ed erronee interpretazione del suo Comandante, ammiraglio di Squadra Angelo Iachino, a cui si aggiunsero, con altrettanta gravità, gli errori da parte degli equipaggi dei velivoli della Regia Aeronautica che, tra l’altro, scambiarono per ben tre volte le unità britanniche per quelle italiane.

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 404 con varie foto b/n

    Stampato nel 2023 da Ristampa

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    Guerre giudaiche. Perchè Dio stava dalla parte dei romani

    Il prezzo originale era: €30.00.Il prezzo attuale è: €18.00.

     Silvano Mattesini        Prezzo di listino: 30.00 (sconto 40%)

    Questo libro, narra, in particolare, attraverso la testimonianza di Giuseppe di Mattia (Flavio Giuseppe) la guerra fra Romani e Giudei, condotta dal generale romano Tito Flavio Vespasiano e suo figlio Tito. In realtà questo racconto inizia molto lontano, fin dalla “creazione dell’uomo”, narrata nel Vecchio testamento. Così Giuseppe Flavio sente il bisogno di descrivere alla corte imperiale romana, la storia del suo popolo, dalle sue origini, fino alla distruzione di Gerusalemme, la città santa (attraverso i due testi delle “Guerre Giudaiche” prima, e delle “Antichità Giudaiche”, terminato alla fine della sua vita). Questo ampio panorama storico, ci ha consentito anche di fare osservazioni e dissertare su uno dei più antichi testi della storia dell’uomo, costringendoci anche a riflessioni inaspettate: infatti, così come ci è stato tramandato questo sacro tomo  appare e si autodenuncia come un “libro di guerra” , di tanta voglia di potere, ottenuta anche attraverso una religiosità discutibile. Si assisterà poi allo sviluppo della guerra, che coinvolge i romani, partendo dalla prima conquista di Gerusalemme da parte di Pompeo Magno, fino alla campagna di guerra definitiva di Vespasiano, iniziata nei territori del nord d’Israele.

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    I grandi convogli britannici per il rifornimento di Malta dell’estate 1941

    46.00

    Francesco Mattesini

    Le Operazioni “Substance” e  “Stile” “Mincemeat” e  “Halberd”, trattate in modo esaustivo  in   questa pubblicazione   di   Francesco  Mattesini, si svolsero nel Mediterraneo Occidentale tra la terza decade di luglio e la   terza decade del settembre 1941.  Il   risultato    degli    attacchi    fu   soddisfacente  dal    momento   che   gli  aerosiluranti italiani ottennero  successi importanti, colpendo  e danneggiando gravemente cinque navi, due delle quali affondate. I  Bombardieri  della Regia Aeronautica danneggiarono gravemente un cacciatorpediniere, e i MAS della Regia Marina danneggiarono un grosso piroscafo.  I maggiori successi furono conseguiti dal capitano pilota Francesco  Aurelio Di Bella, che  con il  suo  SM.79   della   283a    Squadriglia  Aerosiluranti   colpì     l’incrociatore   Manchester e    dal     colonnello  pilota  Riccardo  Helmuth Seidl, Comandante del 36° Stormo    Aerosiluranti, deceduto nell’abbattimento del suo aereo SM.84, dopo aver colpito la corazzata Nelson, nave ammiraglia della Forza H di Gibilterra, e decorato alla memoria con la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

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    Il blocco di Malta e l’esigenza C.3. Nel contesto della guerra in Mediterraneo Gennaio – Agosto 1942

    44.00

    Francesco Mattesini

    Negli anni precedenti l’inizio della Seconda guerra mondiale l’importanza strategica di Malta era stata considerata dalle Regie Forze Armate italiane, e la sua conquista era ritenuta necessaria nel caso di un conflitto con la coalizione franco-britannica. Ma nessuno studio fu realizzato per un’invasione dell’isola da affidare alla Regia Marina.  Nell’estate del 1941 i britannici con aerei e sommergibili che partivano da Malta causarono pesanti perdite ai convogli italiani. Il nuovo Capo del Comando Supremo, generale Ugo Cavallero, rispolverò quindi il progetto di sbarco. E in ottobre il generale Mario Roatta – Capo di Stato Maggiore dell’Esercito – fu ufficialmente incaricato di approntare i piani per l’invasione di Malta, denominando il progetto Operazione “C.3”. Da questo momento i piani di sbarco, alla cui stesura contribuirono anche i tedeschi  furono sempre più perfezionati, fino a stabilire che l’operazione “C.3” (“Hercules” per i tedeschi), a cui dovevano partecipare quattro divisioni da sbarco e tre di paracadutisti e truppe aviotrasportate, con l’appoggio di tutte le forze aeree italiane e tedesche e di tutta la Marina italiana, si sarebbe dovuta realizzare per la fine del mese di giugno. Fu poi spostata al mese di agosto per la necessità di impiegarne parte delle forze in appoggio all’offensiva del generale Erwin Rommel contro Tobruk e per l’avanzata in Egitto.

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    Il corpo trafugato di Alessandro Magno e il destino della corazza d’oro

    26.00

    Leggendo Dione Cassio, a proposito del viaggio compiuto ad Alessandria d’Egitto dall’Imperatore Adriano, si può constatatare come l’Imperratore romano più “ellenista” di tutta la storia di Roma, non fosse andato a rendere omaggio alla tomba di Alessandro Magno, così come avevano fatto molti e altrettanto insigni personaggi. Adriano era colui il quale “doveva” per appartenenza e vicinanza culturale, visitare il sepolcro del grande generale macedone, eppure, non solo non esiste traccia di questo evento, ma addirittura viene invece citata con sufficente dettaglio, la visita effettuata dall’Imperatore ad un altro sepolcro, quello di Pompeo in Alessandria. Si può ipotizzare che l’Imperatore Adriano no si recò a visitare il sepolcro di Alessandro Magno perchè era a conoscenza del fatto che, il corpo dell’eroe greco, non si trovava più in quei luoghi!!!

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 250 con numerose foto e illustrazioni b/n

    Stampato nel 2019 da Ristampa

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    Il giallo di Capo Bon. I retroscena inediti di un cumulo di errori L’affondamento degli incrociatori “ Da Barbiano” e di Giussano”

    26.00

    Francesco Mattesini

    La battaglia di Capo Bon avvenne nelle prime ore della notte del 13 dicembre 1941 al largo di Capo Bon, penisola all’estremità settentrionale della Tunisia. Lo scontro si svolse tra una formazione di due incrociatori leggeri italiani, il Da Barbiano e il Di Giussano, scortati dalla torpediniera Cigno, salpati da Palermo al comando dell’ammiraglio Antonino Toscano, e una flottiglia di quattro cacciatorpediniere, Sikh, Maori, Legion e Isaac Sweers, salpati da Gibilterra. Questa si stava ricongiungendo alla Flotta britannica del Mediterraneo, ad Alessandria, con il compito di partecipare la giornata successiva alla ricerca e attacco nel Mare Ionio ad un importante convoglio italiano diretto a Tripoli, i cui movimenti erano stati scoperti dall’organizzazione crittografica britannica ULTRA. Per l’importanza di tale missione, l’ordine era di non impegnarsi con unità avversarie eventualmente incontrate lungo la rotta.

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    Il Regno del Sud. Lo Status di Cobelligeranza e l’illusione del governo e della marina italiana

    36.00

    Francesco Mattesini

    Dopo la resa dell’Italia agli anglo-americani, discusso e poi firmato il 3 settembre 1943 a Cassibile (Sicilia), il documento dei dodici articoli dell’Armistizio breve dal generale di brigata Giuseppe Castellano, in rappresentanza del Capo del Governo, maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, che poi il 29 settembre siglò a sua volta a Malta il definitivo Armistizio breve, a bordo della corazzata britannica Nelson, presenti tutti i Comandanti degli Alleati nel Mediterraneo, si ebbe nell’ambito del Re Vittorio Emanuele III una forte resistenza, al non voler firmare la dichiarazione di guerra alla Germania. Era questa un ingiunzione irrinunciabile degli Alleati per poter concedere all’Italia una formula benevola, non di alleanza (che non vi fu mai) ma di “Cobelligeranza”; formula ambigua che praticamente non concedeva quasi nulla per poter addolcire i durissimi termini di resa, ma che, tuttavia, permettesse alle Forze Armate italiane di poter collaborare attivamente, si sperava, alle operazioni belliche degli Alleati contro i tedeschi. Ma Vittorio Emanuele III, alle sollecitazioni, rispose che la dichiarazione di guerra all’ex Alleato sarebbe avvenuta quando gli anglo-americani avrebbero conquistato Roma, permettendo il rientro del suo Governo e dei Capi Militari nella Capitale italiana. Altra sua resistenza, ed anche irritazione, derivava dal fatto che il Sovrano non voleva gli fossero sottratti, nei suoi gruppi firma; i titoli di Re d’Albania e Imperatore di Etiopia, che si aggiungevano a quello di Re d’Italia. Al fine pero, con parecchio ritardo, il 13 ottobre 1943 dovette cedere; e lo stesso dovettero fare i Capi delle Forze Armate. Nonostante le continue insistenze, che si protrassero fino al termine della guerra in Italia, alla fine di aprile del 1945,  e che furono accompagnate da promesse di attenuare le condizioni di resa, la norma della “resa incondizionata” non fu mai cancellata, e lo sconforto degli italiani aumentò quando nel marzo del 1944 il Presidente degli Stati Uniti, annunciò che un terzo della Flotta italiana sarebbe stata ceduta alla Russia, come stava insistentemente richiedendo il maresciallo Josep Stalin. Si arrivo quindi nel gennaio 1947 alla Conferenza di Pace di Parigi, a cui parteciparono i rappresentanti di ventisette nazioni che avevano combattuto in Italia dalla parte degli Alleati, e che si concluse nel modo più umiliante, concernente:  rettifica dei confini con la Francia; cessione alla Jugoslavia dell’Istria e della Dalmazia; consegna alla Grecia di Rodi e delle altre isole del Dodecaneso (in Egeo); la perdita delle Colonie (Eritrea e Somalia oltre naturalmente all’Etiopia), e consegna di una forte aliquota della Flotta italiana alle nazioni vincitrici: alla Francia, Grecia, Jugoslavia, Russia, e perfino la Cina, mentre gli statunitensi e i britannici rinunciarono alla consegna delle moderne corazzate Italia (ex Littorio) e Vittorio Veneto, che però  il Governo italiano doveva impegnaesi demolire; cosà che fece con molto ritardo tra il 1951 e il 1953.

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 230 + 128 pagine fuori testo con copia di documenti originale

    Stampato nel 2024 da Ristampa

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    L’agguato di Matapan – Errori omisssioni e menzogne di una famosa battaglia navale

    30.00

    Questa pubblicazione, la terza realizzata da Francesco Mattesini sull’episodio di Matapan, e che comporta numerosi aggiornamenti, vuole doverosamente ricordare il sacrificio di 2.308 marinai di tutti i gradi della Regia Marina, che persero la vita nel corso di quella battaglia. Essa fu combattuta in due fasi, con un duello balistico d’artiglieria a grande distanza, nel corso della giornata del 28 marzo 1941 a sud dell’Isola di Gaudo (Creta), e poi proseguita nel corso della notte dell’estremità occidentale del Peloponneso (Grecia), con un attacco ravvicinato della Flotta britannica del Mediterraneo. Questa, arrivò a contatto con le navi italiane grazie alle segnalazioni della sua organizzazione crittografica Ultra, che segnalo il giorno esatto in cui la Flotta italiana si sarebbe mossa per una operazione che riguardava il Mediterraneo orientale. Ma soprattutto fu determinante l’efficacia degli attacchi degli aerosiluranti “Albacore” della portaerei Formidable. Essi colpirono dapprima la corazzata Vittorio Veneto, riducendone la velocita, e poi, in un attacco notturno, immobilizzando l’incrociatore Pola, permisero al nemico di aggredire gli incrociatori della 1a Divisione Navale, che accorrevano in suo aiuto, e che in quelle ore non si aspettavano quella sorpresa. Furono affondati gli incrociatori Zara e Fiume e i cacciatorpediniere Alfieri e Gioberti, per poi dare il colpo di grazia al Pola. Questo episodio è particolarmente importante nella strategia navale italiana, poiché da quel momento Supermarina, l’organo operativo dello Stato Maggiore della Regia Marina, ottenne da Benito Mussolini l’autorizzazione a non far più operare le sue navi al di fuori della protezione degli aerei da caccia adibiti alla scorta, e quindi entro un raggio d’azione di 100 miglia dalle base terrestri, in seguito ridotto a 85 miglia. Con questo prudente comportamento la Flotta britannica ebbe la possibilità di scorrazzare in lungo e in largo per il Mediterraneo, e quando le navi italiane furono impegnate con un nemico che appariva inferiore di forze navali e potenziale d’artiglierie i risultati, purtroppo, furono quasi sempre insufficienti.

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    La battaglia aeronavale di mezzo agosto

    48.00

    All’inizio dell’estate del 1942 le condizioni dell’isola britannica di Malta, assediata dalla Marina Italiana e attaccata dalle forze aeree tedesche e italiane dislocate in Sicilia, avevano raggiunto livelli di possibilità di resistenza assolutamente preoccupanti. E Malta, nonostante la sua efficientissima aviazione, tra cui circa 150 caccia Spitfire V e Beaufightert che la difendevano, si trovava sull’orlo della resa, poiché i viveri per una popolazione di 220.000 uomini e per una guarnigione di 32.000 uomini sarebbero durati fino ai primi di settembre, mentre anche la benzina per far volare gli aerei stava per esaurirsi. In queste condizioni l’Ammiragliato britannico fu costretto ad organizzare un’operazione dei rifornimento, chiamata “Pedestal”, facendo partire il 3 agosto da Clyde (Scozia) un grosso convoglio di 13 piroscafi e una petroliera, alla cui scorta furono destinate ben 60 navi, comprese 2 corazzate, 4 portaerei, 7 incrociatori e 32 cacciatorpediniere, facendole venire dai più svariati fronti in cui la Royal Navy era impegnata contro le potenze dell’Asse, compresi l’Artico e l’Oceano Indiano. Il libro sulla Battaglia Aeronavale di Mezzo Agosto, tratta della tormentata navigazione di questo convoglio, che pesantemente attaccato dalle forze aeronavali italo-tedesche, perse 1 portaerei, 2 incrociatori, 1 cacciatorpediniere e ben 10 delle sue 14 navi mercantili, compresa la petroliera Ohio che rimasta durante la navigazione gravemente danneggiata affondò il 15 agosto, subito dopo essere arrivata a Malta, e aver scaricato il suo importantissimo carico di 11.000 tonnellate di benzina avio. Nonostante le perdite riportate, a cui si aggiunse il danneggiamento di altre navi, tra cui 1 portaerei e di 2 incrociatori, le 32.000 tonnellate di rifornimenti giunti a Malta con le 5 navi superstiti del convoglio, fu permesso all’Isola fortezza, fulcro della strategia britannica nel Mediterraneo, di superare il momento difficile e di continuare ad attaccare con efficacia

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    La battaglia aeronavale di Mezzo Giugno. Operazione Julius. Il contrasto italo-tedesco alle operazioni britanniche “HARPOON” e “ VIGOROUS”

    44.00

    Francesco Mattesini

    Nella Seconda Guerra Mondiale, l’importanza di Malta è stata uno degli elementi determinanti per il successo degli Alleati, perché è servita come importantissima base aerea e base navale, dalla quale i britannici, operando da quella invidiabile posizione strategica, poterono attaccare i convogli dell’Asse in Libia, con risultati a volta straordinari, come quello dell’annientamento del grosso convoglio Beta (“Duisburg”) la notte del 9 novembre 1941 nel Mare Ionio. Per Londra, era prioritario soddisfare le necessità di rifornimento di Malta, organizzando convogli fortemente scortati che partivano da Alessandria e da Gibilterra, ma addirittura anche da Clyde, nella Scozia sud-occidentale. E questo passaggio di navi dall’Atlantico al Mediterraneo avveniva allorché le necessità incombenti, costringevano ad organizzare i convogli nel Regno Unito con la scorta rafforzata dalle unità della Home Fleet, la cui principale base era Scapa Flow, nelle Isole Orcadi. Pertanto, il rifornimento di Malta, con carburante, munizioni, mezzi di combattimento, artiglierie e prodotti alimentari, rappresentò sempre, negli anni tra il 1940 e il 1942, non soltanto un grosso problema logistico, ma anche un ingentissimo sforzo di carattere operativo, dovendo spesso raccogliere unità navali da ogni settore di operazioni, dall’Artico all’Oceano Indiano, per poter fronteggiare, adeguatamente, le ingenti forze aeronavali messe in campo dalle potenze dell’Asse per impedire l’arrivo a Malta dei convogli stessi, sia che giungessero da occidente come da oriente.

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    La battaglia di Capo Teulada (27-28 novembre 1940)

    30.00

    Francesco Mattesini

    L’opera, frutto di anni di ricerca negli archivi militari, si basa su una vastissima documentazione italiana e straniera ed esamina la strategia navale italiana dopo lo scontro di Punta Stilo e dopo la notte di Taranto. Ricostruisce in modo preciso e dettagliato la battaglia di Capo Teulada, condotta tra la flotta italiana e la squadra navale britannica di Gibilterra, portando alla scoperta di un episodio che occupa una posizione importante nella storiografia della guerra nel Mediterraneo, elementi che danno una nuova dimensione ad una pagina della nostra storia militare e che, portò al cambio di responsabilità ai vertici della Regia Marina dopo quell’infelice scontro navale.

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    La dichiarazione di guerra alla Germania

    24.00

    Francesco Mattesini

    La strategia degli angloamericani nella guerra contro la Germania e l’Italia fissata nel convegno di Casablanca del gennaio 1943, aveva per obiettivo principale lo sbarco nel Nord della Francia, mentre nell’Europa meridionale, una volta conclusasi favorevolmente la campagna del Nord Africa, l’offensiva doveva essere limitata alla conquista della Sicilia. L’occupazione di questa grande isola aveva il duplice scopo di riaprire alla navigazione degli Alleati il Mediterraneo, da Gibilterra ad Alessandria, e di procurarsi basi aeree dalle quali appoggiare, con la maggiore potenza possibile, l’offensiva aerea strategica contro l’Italia, considerata il molle ventre dell’Asse, per affrettarne il collasso militare, industriale e politico. Questo in effetti si determinò, dopo la perdita della Tunisia nel maggio 1943 e lo sbarco in Sicilia del 10 luglio 1943, con la caduta di Benito Mussolini e del fascismo del 25 luglio. Britannici e statunitensi intendevano separare le responsabilità del popolo italiano da quelle di Mussolini; e ciò allo scopo di indurre il Re d’Italia e il suo nuovo Capo del Governo, maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, ad abbandonare la causa dell’Asse per schierarsi con le potenze Alleate. Ma quando apparve evidente che essi, da soli, non sarebbero stati in grado di scacciare i tedeschi dal territorio nazionale. Le cancellerie e gli stati maggiori di Washington e Londra decisero allora d’impegnarsi nella Penisola, ma con forze alquanto limitate, dal momento che era stato deciso di trasferire nel Regno Unito quattro divisioni occorrenti per l’Operazione “Overlord” (sbarco in Normandia) e di sottrarre al Mediterraneo una grande quantità di naviglio da sbarco statunitense.

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    La Seconda Battaglia Navale della Sirte. Dall’inizio del blocco aeronavale italo-tedesco di Malta, al combattimento navale del 22 Marzo 1942

    38.00

    Francesco Mattesini

    Nei mesi di novembre e dicembre 1941 la situazione sulle rotte dei convogli tra l’Italia e la Libia, erano state insediate dai britannici, non soltanto con sommergibili e aerei partenti dalle basi del Nord Africa e di Malta, ma anche da una piccola formazione navale, chiamata Forza “K”. Tale forza “K”, che era distaccata nel porto di La Valletta, aveva causato con i suoi attacchi, perdite notevoli di navi mercantili, cariche di rinforzi e rifornimenti, necessari per il proseguimento della guerra delle Forze Armate italiane e tedesche in Libia. Fu proprio a causa di questo blocco nel Mediterraneo centrale, che si impedì all’Italia di far arrivare uomini e mezzi in Cirenaica: tali rinforzi, avevano infatti il preciso obbiettivo di fermare l’avanzata britannica verso la Tripolitania. Adolf Hitler, a questo punto, decise di inviare in Italia un forte contingente di aerei, per ristabilire la situazione nel Mediterraneo e in Libia: ma soprattutto per mantenere Malta sotto pressione, attraverso attacchi aerei intensificati, e con il preciso scopo di impedire che l’isola potesse ricevere rinforzi di mezzi aerei e navali. La situazione strategica a favore della Regia Marina, all’inizio della terza decade di dicembre, fu determinata dall’affondamento, da parte dei sommergibili tedeschi, delle seguenti unità: affondamento della portaerei Ark Royal: affondamento della corazzata Barham, e dell’incrociatore Galateo, a cui si aggiunse, la perdita dell’incrociatore Neptune, affondato su di uno sbarramento minato italiano nelle acque di Tripoli. Fu inoltre grave, il danneggiamento ad Alessandria, delle due corazzate Queen Elizabeth e Valiant, le uniche rimaste disponibili alla flotta del Mediterraneo o “Mediterranean Fleet”. L’operazione avvenne attraverso i mezzi d’assalto della X MAS. Tutto questo accadde quando già, avevano iniziato a giungere in Sicilia, i primi reparti dell’Aviazione tedesca, al comando del feldmaresciallo Albert Kesselring. A questo punto, la situazione dei britannici per portare anch’essa gli indispensabili rifornimenti all’isola di Malta, sotto forma di nafta per le navi, benzina per gli aerei, mezzi di combattimento per la guarnigione, carbone, Kerosene, e cibo per la popolazione dell’isola (che era di circa 270.000 civili, con una guarnigione di 30.000 uomini) divenne quasi drammatica. Essi infatti, potendo disporre di solo pochi incrociatori leggeri e cacciatorpediniere, non potevano superare il blocco aeronavale, imposto dagli italiani e dai tedeschi, che era dotato di forze aeronavali nettamente superiori. Questo libro tratta così, di quale fu, lo sforzo che dovette affrontare la “Mediterranean Fleet”, per portare a Malta i rifornimenti nei primi tre mesi del 1942, fino al momento in cui la Regia Marina impiegò, finalmente, le sue grandi unità navali per affrontare il nemico in uno scontro navale che si combattè nel Golfo della Sirte il 22 marzo 1942: ma che non  ebbe, purtroppo, il favorevole risultato tattico e soprattutto strategico, che italiani e tedeschi si attendevano.

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 354 con numerose foto b/n

    Stampato nel 2023 da Ristampa

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    La Tragedia del Convoglio Duisburg. 9 Novembre 1941

    30.00

    Francesco Mattesini

    La battaglia del convoglio “Beta”, trattata in modo esaustivo in questo libro, rappresenta, nel corso delle operazioni belliche in mare aperto, il secondo più grave disastro della Regia Marina nella seconda guerra mondiale, dopo quello della battaglia di Capo Matapan della notte del 28 marzo 1941. Esso descrive infatti come le navi italiane, nettamente sorprese dall’attacco nemico, non reagirono come avrebbero dovuto, per una serie di motivi tutti biasimevoli. La sconfitta fu accolta, in Italia ed in Germania con grande costernazione, e con conseguenti proteste e malumore da parte della Regia Marina, che cercava di giustificare le cause che l’avevano determinata, nei confronti di un incredulo Capo del Governo e Ministro delle Forze Armate, Benito Mussolini.

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    La Tragedia del Convoglio Duisburg. 9 Novembre 1941

    Il prezzo originale era: €30.00.Il prezzo attuale è: €18.00.

    Francesco Mattesini

    La battaglia del convoglio “Beta”, trattata in modo esaustivo in questo libro, rappresenta, nel corso delle operazioni belliche in mare aperto, il secondo più grave disastro della Regia Marina nella seconda guerra mondiale, dopo quello della battaglia di Capo Matapan della notte del 28 marzo 1941. Esso descrive infatti come le navi italiane, nettamente sorprese dall’attacco nemico, non reagirono come avrebbero dovuto, per una serie di motivi tutti biasimevoli. La sconfitta fu accolta, in Italia ed in Germania con grande costernazione, e con conseguenti proteste e malumore da parte della Regia Marina, che cercava di giustificare le cause che l’avevano determinata, nei confronti di un incredulo Capo del Governo e Ministro delle Forze Armate, Benito Mussolini.

    Condizioni del libro: colpo nel dorso del libro

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    Lo Sbarco degli Angloamericani nella Penisola Italiana. Le operazioni Baytown e Avalanche. Settembre 1943

    30.00

    Francesco Mattesini

    Lo sbarco a Salerno è uno degli episodi più conosciuti della Seconda Guerra Mondiale, con combattimenti tra i più feroci della campagna d’Italia. L’argomento è stato trattato in questo libro da Francesco Mattesini con la consueta obiettività, precisione e dovizia di particolari. Gli angloamericani, basandosi sull’esperienza acquisita nella campagna di Sicilia, avevano pianificato una serie di sbarchi nell’Italia meridionale. Il principale di questi sbarchi, realizzato l’8 settembre 1943 con quattro divisioni della 5a Armata statunitense del generale Mark Clark, era quello dell’Operazione “Avalanche”, lo sbarco a Salerno. Esso fu preceduto il 3 settembre dall’operazione “Baytown”: lo sbarco a Reggio Calabria da parte di due divisioni dell’8a Armata britannica del generale Bernard Montgomery, il cui compito era quello di ricongiungersi il più presto possibile con le forze del generale Clark a Salerno. Il principale obiettivo degli Alleati era conquistare gli aeroporti e il porto di Napoli, quest’ultimo necessario per l’arrivo dei rinforzi e dei rifornimenti, e di avanzare subito dopo rapidamente verso Roma. E ciò si riteneva sarebbe avvenuto in breve tempo, con l’Italia che aveva firmato l’armistizio schierandosi apertamente contro i tedeschi. Il maresciallo Pietro Badoglio, Capo del Governo Italiano, dichiarò di non essere in grado di garantire il possesso degli aeroporti della Capitale dalla prevista reazione tedesca e l’aviosbarco a Roma della 82a Divisione aviotrasportata statunitense, denominato Operazione “Giant Two”, fu soppresso all’ultimo momento. Costretti a sbarcare senza l’appoggio italiano, lo sbarco degli Alleati si trasformò per tre settimane in una battaglia accanita per mantenere il possesso della testa di ponte di Salerno dai contrattacchi tedeschi. Solo alla fine di maggio del 1944 l’offensiva degli Alleati costrinse i tedeschi a ritirarsi dalla linea di Cassino, ma lo fecero in maniera talmente abile, difendendo nelle zone più favorevoli il terreno palmo a palmo, con il risultato che la campagna d’Italia ebbe termine soltanto alla fine di aprile del 1945, quando ormai la Germania, con Adolf Hitler che si era suicidato, stava per arrendersi.

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 288 con numerose foto b/n

    Stampato nel 2022 da Ristampa

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    Luci e ombre degli aerosiluranti italiani e tedeschi nel Mediterraneo Agosto 1940 – Settembre 1943

    30.00

    Il libro di Francesco Mattesini, tratta in modo esaustivo quale fu la preparazione, l’organizzazione e l’attività bellica degli aerosiluranti italiani, ad iniziare dalla prima sfortunata azione del 15 agosto 1940 contro le navi britanniche nel porto di Alessandria d’Egitto, la base navale della Flotta del Mediterraneo (Mediterranean Fleet), fino ad arrivare all’ultimo successo, con il siluramento e danneggiamento della nave da sbarco per carri armati britannica LCT-414, il 7 settembre 1943 presso Termini Imerese. Nello stesso tempo, con la consultazione di documenti inediti, viene dettagliatamente raccontata quale fu l’attività degli aerosiluranti tedeschi tra il gennaio 1941 e il settembre 1943, facendo anche un doveroso confronto, rispetto agli italiani, sui metodi d’impiego e i successi conseguiti, ma anche delle delusioni che ne seguirono a causa degli attacchi falliti.

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 358 con numerose foto b/n

    Stampato nel 2019 da Ristampa Edizioni

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    Navi Militari delle Marine Alleate Affondate nel Mediterraneo nella Seconda Guerra Mondiale (Giugno 1940 – Maggio 1945) parte prima

    36.00

    Francesco Mattesini

    Con inizio con il numero trimestrale di gennaio-marzo del 2001 il Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare iniziò la pubblicazione, a puntate regolari, di un’importante ed utile lavoro statistico di Francesco Mattesini, concernente le perdite di unità navali, da guerra e mercantili, della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e delle altre nazioni Alleate. L’elenco, e la descrizione più o meno sintetica di queste perdite, verificatesi nel Mediterraneo nel corso della Seconda guerra mondiale, per azione bellica delle forze aeronavali italiane e tedesche, per sinistro marittimo, o per altri vari motivi, comprende statistiche e notizie essenziali sulla causa degli affondamenti che l’Autore, ben conosciuto negli ambienti storici, ha raccolto nel corso di moltissimi anni, con minuziose ricerche, da certosino, che lo hanno impegnato con passione e competenza.

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    Operazione Husky 10 luglio 1943. Lo Sbarco degli Anglo-Americani in Sicilia e le Ultime Operazioni della Regia Marina dell’Agosto 1943

    46.00

    Francesco Mattesini

    Il 10 luglio 1943, dopo un accurata preparazioni di piani e trasferimenti delle truppe e delle navi da sbarco, gli anglo-americani iniziarono la conquista della Sicilia, denominata in codice Operazione “Husky”. A iniziare della primavera 1943 i Comandi d’intelligence britannici avevano messo in atto misure molto elaborate per rendere incerti i Comandi italiani e tedeschi circa la data e la destinazione dello sbarco Tra l’altro, nella speranza di potere ritardare i rinforzi terrestri tedeschi alla Sicilia, di ridurre la minaccia aerea della Luftwaffe ai loro convogli d’invasione e di tenere le navi da battaglia e incrociatori italiani lontani dalle acque della Sicilia, una gran quantità di false e depistanti informazioni furono fornite ad arte, tramite agenti in nazioni neutrali come il Portogallo e la Spagna. Da parte degli Stati Maggiori delle Forze Armate italiane e dei Comandi tedeschi in Italia, l’attacco degli Alleati in Sicilia era atteso. Il Capo del Governo italiano, Benito Mussolini, il Comandante delle Forze tedesche in Italia, feldmaresciallo Albert Kesselring, e il Capo del Comando Supremo italiano generale Vittorio Ambrosio, nonostante ogni manovra di depistaggio degli angloamericani per ingannare italiani e tedeschi dal reale obiettivo di sbarco in Sicilia, erano convinti che l’invasione sarebbe avvenuta in quella grande isola del Mediterraneo.

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    Operazione Husky 10 luglio 1943. Lo Sbarco degli Anglo-Americani in Sicilia e le Ultime Operazioni della Regia Marina dell’Agosto 1943

    Il prezzo originale era: €46.00.Il prezzo attuale è: €23.00.

    Francesco Mattesini          Prezzo di copertina: 46.00 (sconto 50%)

    Il 10 luglio 1943, dopo un accurata preparazioni di piani e trasferimenti delle truppe e delle navi da sbarco, gli anglo-americani iniziarono la conquista della Sicilia, denominata in codice Operazione “Husky”. A iniziare della primavera 1943 i Comandi d’intelligence britannici avevano messo in atto misure molto elaborate per rendere incerti i Comandi italiani e tedeschi circa la data e la destinazione dello sbarco Tra l’altro, nella speranza di potere ritardare i rinforzi terrestri tedeschi alla Sicilia, di ridurre la minaccia aerea della Luftwaffe ai loro convogli d’invasione e di tenere le navi da battaglia e incrociatori italiani lontani dalle acque della Sicilia, una gran quantità di false e depistanti informazioni furono fornite ad arte, tramite agenti in nazioni neutrali come il Portogallo e la Spagna. Da parte degli Stati Maggiori delle Forze Armate italiane e dei Comandi tedeschi in Italia, l’attacco degli Alleati in Sicilia era atteso. Il Capo del Governo italiano, Benito Mussolini, il Comandante delle Forze tedesche in Italia, feldmaresciallo Albert Kesselring, e il Capo del Comando Supremo italiano generale Vittorio Ambrosio, nonostante ogni manovra di depistaggio degli angloamericani per ingannare italiani e tedeschi dal reale obiettivo di sbarco in Sicilia, erano convinti che l’invasione sarebbe avvenuta in quella grande isola del Mediterraneo.

    Condizioni del libro: piega nella quarta di copertina in alto a sinista

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    Operazione Shingle. Lo sbarco e la battaglia di Anzio. 22 gennaio – 4 giugno 1944

    28.00

    Francesco Mattesini

    Il 21 gennaio 1944 lo sbarco ad Anzio e Nettuno, realizzato dagli anglo-americani con l’Operazione “Shingle”, é stato considerato dal grande storico statunitense Eliot Morison, come “la creatura di Churchill”. Infatti, quando la situazione sulla linea di resistenza tedesca “Gustav”, che si prolungava da Ortona, passando per Cassino fino alla foce del Fiume Garigliano, era diventata critica per gli Alleati che non riuscivano ad aver ragione della resistenza nemica, l’operazione di sbarco ad Anzio, finalizzata a prendere alle spalle il fronte tedesco per marciare su Roma, ebbe nella sua realizzazione una grande spinta da parte di Churchill. Grande politico, ma pessimo e presuntuoso stratega, fu Churchill a spingere sul Comando Alleato affinché l’operazione “Shingle” fosse realizzata: e ciò avvenne contro l’opinione contraria degli Americani, che temevano sarebbe stata un’impresa difficilissima da realizzare. Le forze erano infatti limitate, a causa della mancanza dei mezzi da sbarco, che avevano lasciato il Mediterraneo dopo l’ operazione militare di Salerno (8 settembre 1943) per poi essere inviati anche in altri settori di guerra contro il Giappone. L’operazione “Shingle”, che comportò l’iniziale sbarco di due divisioni, sottratte al fronte di Cassino, una statunitense e l’altra britannica, entrambe alle dipendenze del Comandante della 5a Armata statunitense generale Mark Clark, doveva essere rapida, con obiettivo iniziale i Colli Albani, per poi raggiungere Roma, attraverso la via consolare Appia. Invece, a causa della reazione tedesca, assolutamente sottovalutata dagli strateghi britannici del 15° Gruppo d’Armate del generale Harold Alexander, così come temevano gli americani, i combattimenti per difendere la testa di ponte di Anzio e Nettuno si prolungarono per più di quattro mesi, facendo aumentare l’impiego delle loro forze, fino a sette divisioni. Soltanto verso la fine di maggio, con lo sfondamento del fronte di Cassino, fu possibile avanzare a tenaglia, anche da Anzio, per poi raggiungere Roma il 4 giugno, conquistando la Capitale italiana, dove avvenne il trionfale ingresso del generale Clark.

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    Operazione Shingle. Lo sbarco e la battaglia di Anzio. 22 gennaio – 4 giugno 1944

    Il prezzo originale era: €28.00.Il prezzo attuale è: €14.00.

    Francesco Mattesini          Prezzo di copertina: 28.00 (sconto 50%)

    Il 21 gennaio 1944 lo sbarco ad Anzio e Nettuno, realizzato dagli anglo-americani con l’Operazione “Shingle”, é stato considerato dal grande storico statunitense Eliot Morison, come “la creatura di Churchill”. Infatti, quando la situazione sulla linea di resistenza tedesca “Gustav”, che si prolungava da Ortona, passando per Cassino fino alla foce del Fiume Garigliano, era diventata critica per gli Alleati che non riuscivano ad aver ragione della resistenza nemica, l’operazione di sbarco ad Anzio, finalizzata a prendere alle spalle il fronte tedesco per marciare su Roma, ebbe nella sua realizzazione una grande spinta da parte di Churchill. Grande politico, ma pessimo e presuntuoso stratega, fu Churchill a spingere sul Comando Alleato affinché l’operazione “Shingle” fosse realizzata: e ciò avvenne contro l’opinione contraria degli Americani, che temevano sarebbe stata un’impresa difficilissima da realizzare. Le forze erano infatti limitate, a causa della mancanza dei mezzi da sbarco, che avevano lasciato il Mediterraneo dopo l’ operazione militare di Salerno (8 settembre 1943) per poi essere inviati anche in altri settori di guerra contro il Giappone. L’operazione “Shingle”, che comportò l’iniziale sbarco di due divisioni, sottratte al fronte di Cassino, una statunitense e l’altra britannica, entrambe alle dipendenze del Comandante della 5a Armata statunitense generale Mark Clark, doveva essere rapida, con obiettivo iniziale i Colli Albani, per poi raggiungere Roma, attraverso la via consolare Appia. Invece, a causa della reazione tedesca, assolutamente sottovalutata dagli strateghi britannici del 15° Gruppo d’Armate del generale Harold Alexander, così come temevano gli americani, i combattimenti per difendere la testa di ponte di Anzio e Nettuno si prolungarono per più di quattro mesi, facendo aumentare l’impiego delle loro forze, fino a sette divisioni. Soltanto verso la fine di maggio, con lo sfondamento del fronte di Cassino, fu possibile avanzare a tenaglia, anche da Anzio, per poi raggiungere Roma il 4 giugno, conquistando la Capitale italiana, dove avvenne il trionfale ingresso del generale Clark.

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    Punta Stilo 9 luglio 1940 – 80° anniversario della prima battaglia aeronavale della storia

    30.00

    La battaglia di Punta Stilo del 9 luglio 1940, tra la Flotta italiana e la Flotta britannica del Mediterraneo, rappresentò non solo il primo scontro navale tra le due Marine, che non si erano mai affrontate, ma anche la prima battaglia aeronavale della Storia. Mai, prima di allora si era arrivati al combattimento, con due flotte che comprendevano navi da battaglia, con un intervento massiccio dell’Aviazione come quello che avvenne a Punta Stilo. Tutto ebbe inizio da parte italiana dalla necessita di scortare un grosso convoglio di rifornimenti in Libia, e da parte britannica di andare ad assumere la scorta di due convogli in partenza da Malta e diretti ad Alessandria d’Egitto. La flotta italiana, scortato il convoglio fino a nord di Bengasi, nel rientrare alla base ricevette l’ordine di concentrarsi presso le coste orientali della Calabria, perché a Roma si ritenne, per intercettazioni nemiche decrittate, arrivate anche da fonte tedesca, che il nemico avrebbe attaccato le basi navali della Sicilia con aerosiluranti. Si contava di attirare la flotta britannica in una trappola, con attacchi aerei in massa in partenza dalla Sicilia e dalla Puglia, e con uno sbarramento di sommergibili. Lo scopo, secondo la tattica del “Fleet in being” (Flotta in potenza), era quello di cercare di menomare le corazzate nemiche, per poi eventualmente attaccare il resto della flotta avversaria in condizioni favorevoli. Ma il comandante della Flotta del Mediterraneo, ammiraglio Andrew Browne Cunningham, passando inosservato in punto dello Ionio dove non esisteva la ricognizione aerea italiana, tutta concentrata a ricercare il nemico verso la Sicilia, arrivò di sorpresa alle spalle delle navi italiane ottenendo, in un breve scontro a fuoco, una indubbia vittoria. Infatti, colpendo la corazzata Giulio Cesare, e poi anche l’incrociatore Bolzano e il cacciatorpediniere Alfieri, senza aver ricevuto nessun colpo sulle sue navi, Cunningham costrinse il comandante della flotta italiana, ammiraglio

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    Traiano – Guerre daciche

    28.00

    Silvano Mattesini

    Quando si parla delle guerre contro il popolo dei Daci, la memoria ci conduce immediatamente alle gloriose campagne di guerra condotte dall’Imperatore Traiano nei primi anni del 100 d.C., ma noi scopriremo anche come, altrettanto gloriose, avventurose, poco note e drammatiche, siano state le imprese compiute dai vari condottieri romani, in territorio Dacico (con particolare riferimento all’ultimo della stirpe Flavia, Tito Flavio Domiziano). Questo incontro ci aiuterà a conoscere meglio l’antico popolo Geto Daco: ad approfondirne la gloriosa e lontana storia, che è stata costellata da continui colpi di scena, da grande potenza militare, e sempre strettamente legata alle imprese di grandi comandanti, come Filippo il Macedone, Alessandro Magno, Pompeo, Cesare, Tiberio. Scopriremo anche quale ricchezza e potenza militare avesse raggiunto questo popolo prima della conquista romana, quanto determinante fosse considerato nello scacchiere internazionale e le enormi difficoltà incontrate dalle legioni durante la conquista. Solo 200 anni dopo la conquista da parte romana, la sua popolazione era completamente romanizzata e nonostante il periodo ridotto (rispetto ad altri popoli assoggetati in precedenza) i Daci furono la terza etnia a contribure con gli arruolamenti nell’esercito, dopo Hispanici e Galli.

    Brossura, 17 x 24 cm. pag. 296 riccamente illustrato con foto e illustrazioni b/n

    Stampato nel 2019 Ristampa

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