Conoscere il nemico

sociologia

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    Conoscere il nemico

    49.00

    Ogni conflitto nasce e si sviluppa sulla base di una particolare conoscenza e immagine dell’avversario. Le decisioni dei vertici politici e militari sono condizionate dalle informazioni disponibili sul nemico, sui suoi disegni, sulle sue strategie, e la costruzione di tale immagine è a sua volta strumento utile a condizionare gli orientamenti della popolazione.La conoscenza del nemico è il risultato di due processi, uno istituzionale e uno culturale. Il primo è rappresentato dall’attività degli apparati di intelligence che raccolgono, organizzano, diffondono le informazioni, per utilizzarle a scopi militari (si pensi alla decrittazione britannica dei messaggi tedeschi durante la seconda guerra mondiale), ma anche per orientare le opzioni delle leadership politiche. Il secondo processo è di tipo culturale e rimanda alle difficoltà di comprendere realtà distanti dalla propria, per l’influenza di modelli e pregiudizi, anche di tipo razzista, in sintesi dell’universo mentale di chi raccoglie e interpreta le informazioni.In relazione a un conflitto le decisioni dipendono quindi da un complesso flusso di informazioni e dalla loro interpretazione, e da ciò derivano talvolta incomprensioni dense di conseguenze: si pensi alla sottovalutazione dell’Unione Sovietica da parte della Germania nazista o, in tutt’altro contesto, alle vicende che hanno coinvolto gli Stati Uniti nel corso dell’invasione e poi dell’occupazione dell’Iraq. I saggi qui riuniti affrontano momenti cruciali dell’età contemporanea, nei quali le conoscenze sul nemico hanno costituito la base per scelte di grande rilievo. Il volume, che affronta per la prima volta nel nostro Paese i temi dell’intelligence in un’ampia prospettiva storica, si articola in una prima parte, che prende in considerazione Una prospettiva mondiale dal periodo dell’imperialismo alla Guerra fredda, e in una seconda dedicata a L’Italia e i suoi nemici.

    Brossura 15,5 x 22,5 cm. pag. 528

    Stampato nel 2016 da Franco Angeli

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    Il nazionalismo americano

    17.00

    Fabrizio Tonello

    Negli Stati Uniti, il Paese della modernità, la politica è dominata da idee, miti, slogan addirittura anteriori all’indipendenza del 1776. “Il nazionalismo americano” esamina queste idee e, in particolare, le conseguenze del largo consenso attorno alla concezione religiosa di un “carattere superiore” delle istituzioni democratiche, faro della civiltà nel mondo. Dopo il trauma del “lungo 1968”, è negli anni Settanta che un gruppo di intellettuali e politici rimettono l’orgoglio nazionale e l’espansione imperiale all’ordine del giorno. Sono i cosiddetti “neoconservatori” di cui, quarant’anni dopo, possiamo misurare il successo. Oggi sono visibili i limiti del loro progetto: i costi umani dell’occupazione dell’Iraq e quelli finanziari di un esercito presente nei cinque continenti possono essere sopportati a lungo, ma non per sempre. Si sta aprendo quindi una nuova fase, caratterizzata da un declino dell’egemonia americana, proprio come conseguenza del progetto nazionalista egemone fin dall’elezione di Ronald Reagan nel 1980.

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