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A colpi di manifesti – Grafica e comunicazione politica negli anni Settanta
€16.00Internet non c’era e tanto meno i social network. Erano gli anni Settanta. Una stagione difficile, complessa, dura e affascinante al tempo stesso, in cui la politica comunicava soprattutto attraverso lo strumento del comizio e dell’incontro pubblico. Una sorta di avvenimento nelle piazze delle città italiane, perfino nei paesini più sperduti, che richiamava all’appuntamento non solo i simpatizzanti di una precisa parte politica. La radio e la televisione di Stato – le prime emittenti private arriveranno solo alla fine degli anni Settanta. E allora come si veicolava un messaggio? Come si annunciava un comizio? Quali erano gli strumenti per raggiungere la gente? Era la carta a fare la differenza. Manifesti, volantini e giornali – numeri unici, periodici e quotidiani – riuscivano a catturare l’attenzione dei cittadini. Una tradizione antica quella dei manifesti, specie per una realtà come Trieste, che dei grandi cartellonisti quali ad esempio Marcello Dudovich poteva già vantare le campagne pubblicitarie delle catene alberghiere, delle compagnie marittime, dei grandi magazzini… Ma dietro alla grafica dei manifesti di partito – dalla Dc al Pci fino al Msi, per citare quelli più assidui nell’utilizzo dei manifesti, senza dimenticare i sindacati e anche i movimenti extraparlamentari di quegli anni – non c’erano di solito nomi affermati del mondo grafico e pubblicitario. Erano per lo più manifesti “pensati in casa” dal settore propaganda, ma proprio per questo originali e forse più genuini nel poter raccontare un percorso, attraverso i testi, le immagini e il messaggio che si voleva lanciare. A volte chiaro a volte meno, almeno per il risultato finale sui fruitori.
Brossura, 21 x 29,7 cm. pag. 82 completamente illustrato b/n e colori
Stampato nel 2015 da Spazio In Attuale Editore
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I mondi di Almerigo
€25.00Ha sempre la penna in mano. Disegna e scrive da bambino, ragazzo, uomo. E poi c’è quella piccola macchina fotografica a tracolla, che diventerà sempre più grande e professionale, abbinata a una cinepresa super8. Foto, video, disegno e scrittura in un colpo solo. Lo scatto seguito da uno schizzo della stessa immagine prima della stampa, la ripresa abbinata a un testo prima di riversare la pellicola… La sua Trieste e un contesto familiare dalle tradizioni marinare gli avevano trasmesso il mito del viaggio, insito in questa città di mare, portandolo a compiere un percorso troppo breve ma così intenso in quegli anni dove il mondo era diviso in due blocchi che “imprigionavano” gli uomini nei loro Paesi e nelle ideologie. Già, le ideologie, i conflitti e la politica. Una parte della vita di Almerigo Grilz, forse quella più conosciuta e, a torto, considerata caratterizzante, che lo vide schierato a destra negli anni Settanta alla guida del Fronte della gioventù, e per questo amato, odiato, temuto. Raccontare Almerigo Grilz è una sfida difficile ma non impossibile: morto a soli 34 anni, primo free lance italiano ucciso in uno scenario di guerra dopo il secondo conflitto mondiale – fra sogni giovanili, l’amore del viaggio, la politica iniziata da ragazzo e lasciata per un’altra passione, quella del giornalismo, con i suoi reportage richiesti dalle maggiori emittenti televisive e testate del mondo. Un percorso dall’11 aprile 1953 al 19 maggio 1987 ricostruito in un volume curato da Pietro Comelli e Andrea Vezzà – che segue il successo della mostra allestita a Trieste – utilizzando esclusivamente il materiale conservato e archiviato in maniera quasi maniacale dallo stesso protagonista.
Brossura, 20 x 20 cm. pag. 158 completamente illustrato con foto e disegni
Stampato nel 2017 da Spazio In Attuale Editore
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La marcia dei ribelli. Diari 1986-1987 storie di popoli dimenticati
€20.00Almerigo Grilz
Il brontolio degli elicotteri e quel colpo di M-60, sparato in mezzo alla jungla per stanare i ribelli nell’isola filippina di Negros, non sono poi così diversi dal rombo dei jet e il rintronare dei colpi delle mitragliatrici antiaeree nel villaggio afghano di Wazir. La marcia della morte per arrivare all’assalto della città spettrale mozambicana di Inhaminga, invece, nasconde la stessa adrenalina del fuoco aperto e ricambiato nella località etiope di Debek’a. Non è un film americano o un videogioco sparatutto, ma la realtà della guerra fatta anche di storie come i mujahidin che si affollano estasiati davanti a quel po’ di schiuma da barba offerta per provare l’ebbrezza di una rasatura. Di fronte all’assenza di cibo e di acqua in mezzo al caldo infernale africano, invece, la vita ha gli occhi di una donna che esce da una capanna e porge il suo otre per dissetarti, oppure il sorriso di un guerrigliero che allunga del latte condensato portato appositamente per te. Quattro viaggi e un quinto da cui Almerigo Grilz non sarebbe tornato. Tutto in un anno e mezzo vissuto pericolosamente e raccontato attraverso i diari ora diventati un libro di 224 pagine illustrate da schizzi, mappe e disegni. In quei diciassette mesi del 1986 e parte del 1987 – fra Filippine, Mozambico, Afghanistan, Etiopia e infine Mozambico racchiusi in “La marcia dei ribelli” – che rappresentano solo l’ultima fase della sua attività di reporter, ci sono i popoli dimenticati di un pianeta. C’è il mondo che non conosciamo. “La marcia dei ribelli” è il primo libro di Almerigo Grilz scritto di suo pugno e uscito l’11 aprile 2023, un regalo per i suoi 70 anni, che fa scoprire non solo il giornalista di guerra ma il travel writer. Lo scrittore di viaggi maledetti, dalla profonda umanità e per tutta una serie di motivi anche di attualità, di quello che è stato il primo giornalista freelance italiano morto, dopo la Seconda Guerra Mondiale, mentre svolgeva il proprio lavoro con in mano la cinepresa nell’Africa martoriata dalla guerra.
Visualizza altroBrossura, 15 x 21 cm. pag. 218 con alcune mappe b/n
Stampato nel 2023 da Spazio in Attuale